ci siamo quasi.
la prossima settimana saranno esattamente trascorsi 9 anni da…il mio improvviso ricovero ospedaliero e da tutte le conseguenze del caso. nove.lunghi.anni. - in pratica: una vita.
e forse è giunto il momento di tirare un po’ le fila del discorso…chiedermi a quali traguardi bisogna necessariamente aspirare ancora, e dove adesso con un barlume di saggezza poter riposizionare vedute, smistare imperfezioni, perdonare me stessa per tutti gli errori inconsapevolmente commessi.
dimessa con una non precisata sindrome demielinizzante. per qualche tempo continuai a fare finta di niente. la mia vita non doveva cambiare di un millimetro. parola di dottore! poi venne la diagnosi ufficiale, e le cure.
tornavo dal lavoro con la stanchezza di una giornata sulle spalle, e dovevo controvoglia fare l’interferone. piangevo come un vitellino, non per il dolore della puntura, ma per la rabbia che avevo dentro di me. perchè mai a 25 anni ero costretta a riequilibrare tutto? a mettere uno stop? a pensare a tutto quello che avrebbe potuto nuocere alla mia salute?
uno strazio. ero combattuta se mandare la terapia a quel paese lontano lontano, e vivere la mia vita di prima. ma poi vinceva la paura. di peggiorare di non vedere più o di non camminare più. parallelamente data l’insostenibilità degli effetti collaterali del farmaco iniziai a rallentare lavorativamente parlando. anche quello fu un passaggio traumatico.
photo credit : LaserGuided "Pink Tulips"
passare dall’oggi al domani dall’essere una ragazza attivissima a una casalinga parecchio disperata, sfido chiunque dotata di ben dell’intelletto a non cadere in depressione!
il lato psicologico ha giocato tantissimo nella mia storia. soprattutto per la sottile guerra che mi facevano i vari dottori… le regole per essere visitata da loro? sempre quelle! fare la terapia senza sgarri. non fare domande seguire il protocollo.
mi facevano vivere la mia nuova condizione di salute come una colpa un peccato capitale, come un segreto inconfessabile.e ancora oggi ne porto i segni nell’animo.
ma poi succedeva che io pur ribellandomi interiormente a causa della mia stramaledetta educazione alla fine capitolavo.
e così ho trascorso circa otto anni della mia vita a sorbirmi terapie che in pratica non arrestavano niente. peggioravo, questo era l’unico dato di fatto.
poi la decisione mia -finalmente!- dopo un’ennesima riacutizzazione di rifiutare qualsiasi protocollo. e di navigare a vista. di mordere la vita, di non avere più paura e nemmeno farmi intrappolare dai soliti pregiudizi messi in campo dai dottorini di quinta tacca.
ho voluto osare. rischiando. lo riconosco. ho cercato una gravidanza, nonostante tutto il mondo me lo sconsigliasse vivamente. il neurologo alla notizia mi guardò con occhi vitrei dicendomi buona fortuna per poi svanire nel nulla dopo il primo trimestre di gravidanza.
ma poi il mio piccino nacque, sanissimo oltretutto. e dopo la nascita un lunghissimo e difficilissimo periodo di riabilitazione per me. tante donne hanno il famoso babyblues post partum. io non avevo solo quello. avevo pure le ricadute post partum. dovevo combattere su 2 fronti. una lotta piuttosto disperante e disperata.
soprattutto per certi risvolti certe dinamiche familiari che ora col senno di poi -con la chiaroveggenza che purtroppo allora non avevo, mi sarei senza dubbio risparmiata.
questo fatto di essere madre, madre con il corredo derivante da una patologia cronica, a molti sembra / è sembrato un atto di abiura alla maternità stessa.
ma quello che non perdono a me stessa ancora è stato il non essermi fidata del mio istinto. come donna e come madre. ho agito seguendo le indicazioni altrui. temendo di sbagliare, di fare del male, di non essere altezza.
poi non so cosa è poi scattato in me…con quale misterioso coraggio ho deciso di affrontare la PTA secondo il metodo Zamboni! da quell’intervento la mia vita è migliorata parecchio…
…e infatti adesso l’occhio del ciclone sembra essere superato. poco alla volta ce la sto facendo. danni ce ne sono è vero a livello motorio ma non così evidenti. la stanchezza cronica è più o meno accentuata ma sopportabile. tutto sommato posso dirmi un caso riuscito, un successo della medicina odierna!
ho ancora tanto da fare, tanta tantissima riabilitazione…come ho ancora tanto da dare! soltanto vorrei che si desse un pizzico di fiducia in più nelle mie capacità. vorrei che la gente comune andasse oltre la superficie, oltre le frasi fatti e le certezze assolute. che ci si immedesimasse ecco!
perchè a dispetto di tutte le più nefaste previsioni formulatemi allora, io a distanza di 9 anni cammino ancora!