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Una debole Europa e le pretese azere, la Turchia si scalda a bordocampo

Creato il 19 marzo 2013 da Pietro Acquistapace

I rapporti tra Unione Europea ed Azerbaigian peggiorano ogni giorno di più, e sembra che le cose non possano che peggiorare. Baku, forte del suo peso energetico, pretende di essere considerato dall’UE un partner di primo livello, ricevendo la stessa politica di favore e di scambio quasi paritario che Bruxelles ha con altri paesi un tempo appartenenti alla sfera d’influenza sovietica. Le autorità azere giocano al rialzo sul bisogno europeo di gas, respingendo le norme che l’UE chiede di introdurre soprattutto riguardo ai diritti umani ed alla democratizzazione della vita politica.

Oltre che dalla necessità europea di “svincolarsi” dal gas russo, l’Azerbaigian si fa forte della sua importanza strategica ai fini della lotta globale al terrorismo. La visione della democrazia propria delle autorità azere è significativa: i diritti individuali devono essere concessi quando le condizioni economiche e politiche saranno “modernizzate”, e la democrazia sarebbe solo una “distrazione” che allontana dal raggiungimento di tale obiettivo.

Da parte sua l’Europa si sta sforzando di diversificare le sue fonti energetiche, in modo da poter ridimensionare l’importanza del gas azero. Inoltre il ritiro dall’Afghanistan, previsto per il 2014, aumenterà il ruolo strategico dei rapporti con India, Russia ed Iran a discapito proprio di quelli con l’Azerbaigian. L’intenzione di Bruxelles sembra essere quella di arrivare ad avere con il governo azero un rapporto basato esclusivamente su singoli punti, senza un programma di ampio respiro, come avviene per esempio con l’Arabia Saudita.

Ma tra le accuse che Baku rivoge a Bruxelles vi è anche quella di scarso impegno nel gruppo di Minsk, struttura interna all’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), nel trovare una soluzione alla non risolta questione del Nagorno-Karabakh. Proprio contro l’OSCE le autorità azere si sono recentemente scagliate dichiarando di voler ridefinire i compiti dell’organizzazione internazionale. Non sembra casuale che in Azerbaigian ad ottobre si terranno le elezioni presidenziali e che proprio l’OSCE ha sempre criticato la correttezza e la trasparenza delle tornate elettorali azere.

Paradossalmente a difesa del governo azero è intervenuto il capo missione OSCE in Azerbaigian, il turco Koray Targay, che ha ricordato come Baku stia procedendo sulla via delle riforme, dimenticando (o forse no) i numerosi arresti per reati di opinione,  nonché la volontà azera di espellere l’organizzazione statunitense National Democratic Institute, accusata di fomentare disordini. Se da un lato le parole di Targay possono essere viste come la volontà di non creare polemiche in vista degli incontri, che si terranno ad Aprile, tra l’OSCE ed il governo azero, dall’altro non va dimenticato il ruolo della Turchia nella regione.

La Turchia, infatti, si pone sempre più come attore regionale, anche grazie alla cooperazione con la Russia nel quadro dell’organizzazone internazionale nota come BSEC (Black Sea Economic Cooperation), promossa proprio dalla Turchia e dove l’Italia ha ruolo d’osservatore. La zona del Mar Nero è cosparsa di conflitti non risolti e tensioni interstatali, con l’UE sempre meno presente e sempre meno interessata alla cooperazione con paesi non candidati all’ingresso nell’Unione.

La Turchia si oppone fermamente ad ogni possibile escalation nell’area del Mar Nero, sfruttando la convenzione di Montreux e negando l’accesso alle navi da guerra di paesi terzi, come avvenuto con le navi statunitensi durante la guerra tra Russia e Georgia del 2008. Ankara si oppone inoltre alla creazione nella zona di basi militari NATO nella regione, affermando che tale organizzazione ha in passato creato divisioni preferendo il confronto alla cooperazione.

Una Turchia quindi che si lega sempre più all’Azerbaigian ponendosi come possibile risolutore della crisi del Nagorno-Karabakh, interagendo con una Russia verso la quale un rapporto di fiducia è ancora da costruire. Mentre l’Europa è sempre più lontana, persa nelle sue divisioni, nelle sue crisi e nella sua economia “a varie velocità”, incapace di fornire un modello che possa ispirare fiducia.

http://www.eurasianet.org/node/66617

http://www.eurasianet.org/node/66701

http://en.trend.az/news/karabakh/2129818.html

http://networkedblogs.com/IYBg1


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