Sabato sera, con la mia bella, ci eravamo ripromessi una rilassante domenica al lago. Preparati i panini, l'acqua, gli asciugamani e, sistemato financo l'ombrellone sulla moto, partiamo. Giunti alla meta, triboliamo un po' per trovare il posteggio per la moto e scendiamo in spiaggia. Caldo, cocci di vetro, rami di rovi puntuti e dopo mezz'ora, di comune accordo, leviamo le tende. Un fresco gelato e ritorno a casa. Condizionatore a palla e un paio di orette di fresco sonno. Ritemprate le membra, si riesce. Pieno alla moto e vaghiamo senza meta, salendo sui colli brianzoli alla ricerca della frescura delle fronde. Girando e girando ancora, finiamo a Consonno. Un paesino sconosciuto ai più con una storia tutta da raccontare. Consonno è una frazione di Olginate, in provincia di Lecco. Fino agli anni '60 è un villaggio di contadini che coltivano i campi e allevano gli animali. Il paesino, situato a circa 700 metri sul livello del mare, è collegato a valle con una mulattiera che, praticamente, lo lascia isolato dal resto. La sua storia comincia probabilmente nel medioevo e, caso più unico che raro, finisce bruscamente nel 1962. Il Conte Mario Bagno mette gli occhi su questo paesino, con una vista meravigliosa sulla Brianza e decide di costruirci la Las Vegas italiana. Il paesino (qui in in una foto del 1953), viene raso al suolo in maniera selvaggia e indiscriminata. I vecchi abitanti raccontano che le ruspe abbatterono le case, mentre i proprietari ne uscivano con le poche cose che riuscivano a salvare. Insomma fu uno scempio totale. Venne disintegrato un paesino di 200-300 anime, con la scuola, i campi e tutto il resto. Si salvò solo la chiesa di San Maurizio e il cimitero. Sulle macerie sorsero un albergo, il salone da ballo, un night e centomila altre cose bislacche e assurde. Cannoni, pagode, piramidi, minareti, negozietti kitch e mille altri progetti che, per fortuna, rimasero solo nella testa dell'ideatore. A fine anni '60 di Consonno non c'era più nulla. Il Conte bagno era riuscito a portare migliaia e migliaia di turisti, facendone un punto di mondanità impensato. Le serate danzanti ospitarono artisti del calibro di Milva e Patti Pravo, al loro apice di carriera. Il ristorante era sempre zeppo di pranzi e cene di nozze. Poi il nulla. La natura si ribellò e una frana, isolò nuovamente la zona. In pochissimo tempo il declino e, l'antico borgo medievale di Consonno, morì la seconda volta. In seguito il Grand Hotel fu convertito in casa di riposo ma durò poco anche questa.Oggi è possibile visitare la città morta, i cimeli rimasti dei fasti di un sogno fantastico o demenziale. Nella foto qui a fianco vedete i resti dei negozi e in fondo il minareto. Di sicuro si respira l'aria di un grandissimo abuso edilizio, fatto in pieno boom economico, ai danni degli abitanti che rimasero in un colpo solo senza casa, senza più una vita sociale e senza ricordi. Il tutto fu possibile perché al Dio denaro è impossibile dire di no.Potrebbe essere una meta originale per una gita fuoriporta. Per chi volesse darci un occhio, guardatevi il filmato che segue tratto da Figli d'Annibale, girato proprio a Consonno. Tutto il materiale fotografico di questo post è stato preso da qui: La Storia Di Consonno, Da Borgo A Città Dei Balocchi. Se il materiale fosse coperto da diritti d'autore non esitate a contattarmi che rimuoverò il tutto. http://feeds2.feedburner.com/PiccoleVitalitDiUnaMorteQuotidiana
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