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Una domenica notte

Creato il 18 febbraio 2014 da Drkino

by · 18 febbraio 2014

 Dal 20 febbraio in sala, l’esordio nel lungo per il vincitore della sezione corti del Nastro d’Argento 2012…

una domenica notte locandina
Antonio, quarantaseienne regista fallito, vent’anni fa ha girato un horror distribuito solo in Germania in VHS. Dopo anni passati a barcamenarsi tra spot per piccoli supermercati e video matrimoniali, ha deciso di girare un nuovo film horror con un solo protagonista. Seppur a basso budget, i finanziamenti occorrono e il problema è trovarli.

A due anni dalla fine delle riprese, arriva in sala, grazie a Distribuzione Indipendente, Una domenica notte, commedia lucana dai toni surreali. Il regista, Giuseppe Marco Albano, vincitore del nastro d’Argento 2012 per il cortometraggio Stand by me, fa il suo esordio nel lungometraggio rispolverando una vecchia sceneggiatura di Antonio Andrisani, attore protagonista.
 Il tema non è nuovo. E neanche lo spunto. Ogni occasione è buona per ribadire come in Italia il cinema di genere sia morto da anni. Sono ormai lontani i tempi in cui i film di Bava sbancavano i botteghini di tutto il mondo. Così la scelta da parte del protagonista di volersi rilanciare proprio con un film dell’orrore è la metafora di un’Italia anacronistica. Un paese immobile incapace di rifarsi a un passato glorioso, qualsiasi sia il genere, e in grado ormai soltanto di imitare i successi altrui.

 Una domenica notte racconta le gesta di un uomo che infondo, non ha smesso di crederci anche se, pur lottando, alla fine si lascia vincere dall’apatia che i continui rifiuti lo spingono a sposare.
Il tentativo di Albano, sicuramente lodevole, è di raccontare attraverso la commedia, un microcosmo, fatto di piccoli equilibri, dove a vincere, sono sempre la pacchianeria e l’idolatria di un mito, il cinema italiano, ormai morto da tempo. Non basta però.

una domenica notte 2
Una domenica notte risente spesso di ricorrenti buchi narrativi che tendono a rallentare lo sviluppo della storia. I momenti brillanti si contano sulle dita di una mano e, purtroppo, sono quasi tutti montati nel trailer. Neanche la presenza di Ernesto Mahieux, vecchia volpe del cinema nostrano, riesce a risollevare le sorti di una pellicola che non riesce a trovare manforte neanche nella fotografia, ennesima vittima del digitale. Come fu per la pellicola a colori, ci vorranno anni perché si riesca, in Italia, ad arrivare a uno standard fotografico accettabile.
Non tutto è da buttare, però. Le sequenze che ogni tanto spezzano la trama, inserendosi prepotentemente, riprendono egregiamente il discorso lasciato aperto anni fa da Maresco e Ciprì. Probabilmente è da lì, da questo tipo d’ironia surreale, subdolamente graffiante, capace di raffigurare un’Italia schiava dei suoi difetti, che deve ripartire Albano per la sua prossima fatica. Se e quando riuscirà a trovare qualcun altro disposto, in questo mondo assetato di danari, a produrgli il ritorno in sala.

BLANDO ANTIDEPRESSIVO

Regia: Giuseppe Marco Albano – Cast: Antonio Andrisani, Francesca Faiella, Ernesto Mahieux, Claudia Zanella – Paese: Italia – Anno: 2012 – Durata: 90’

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