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Una festa triste

Creato il 24 febbraio 2014 da Patuasia

Marta, una nota di colore in mezzo a tanto grigiore.

Marta, una nota di freschezza in mezzo a tanto grigiore.

Ieri sono stata a Palazzo regionale per la Festa dell’Autonomia. Prima volta. La figlia di mio marito, Marta Burgay, veniva insignita del titolo di Chevalier de l’Autonomie, mi sembrava carino esserci. Mai assistito a una “festa” di regime così triste. Forse, giusto giusto in Corea del nord le organizzano così, ma, non essendoci mai stata, non ci giurerei. I rappresentanti delle Istituzioni hanno svolto il loro compito in modo formale e… mortale, nel senso della noia. La presidente del Consiglio, Emily Rini, dei tre è stata l’unica che ha dato alla lettura un po’ di pathos; Rollandin invece può solo ringraziare i suoi occhi di ghiaccio e il sopracciglio diabolico se è riuscito ad arginare il sonno entro i confini della buona educazione; Giordano invece, nudo com’è di carisma, lo ha somministrato con ampia generosità. Possibile che nessuno riesca a parlare a braccio? Ad affrontare la platea occhi negli occhi? Dopotutto i discorsi fatti sono sempre i soliti: Roma cattiva, Valle responsabile, buon esempio, lavorare insieme, autonomie capri espiatori… vogliono trasmetterci l’orgoglio dell’Autonomia, ma con manifestazioni del genere creano indubbia noia e distacco. Il migliore comunicatore è stato quel corista in camicia a scacchi che, rilassato e senza appunti, si è espresso nel miglior francese udito durante l’intera cerimonia. Mai più!


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