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Una giornata alla posta

Creato il 02 agosto 2011 da Ilsignork

Io: Cosa hai fatto oggi?
Amico: Ho trascorso l’intera giornata a mare. E tu?
Io: Ho trascorso l’intera giornata alla posta!

Si sa, nei primi giorni del mese le banche e le Poste devono essere evitate a causa di quell’orda di anziani scalcianti in fila (disordinata) per prendere la pensione. Non sempre però le Poste possono essere evitate nei giorni caldi. Può capitare di dover pagare una bolletta il primo giorno di agosto e allora capisci che il sistema delle Poste italiane nella gestione delle “emergenze” fa acqua da tutte le parti. Almeno, questo è quello che accade alla posta centrale di Scicli.

Ieri mattina, sono andato a pagare delle bollette alla posta. Una scadenza era improrogabile, non avevo scelta. Schiaccio il pulsante A e prendo il mio ticket: numero 093 emesso alle 9.39. Immagino subito che ci vorrà un po’ di tempo, immaginavo male. Ci sarebbe voluto molto più di un po’ di tempo. Provo ad andare in un’altra posta, stesso leitmotiv. Torno sui miei passi.

Mi siedo su un gradino poco lontano dall’ingresso della posta centrale di Scicli e mi lascio andare alla lettura di Se una notte d’estate un viaggiatore. Leggere, credevo, mi avrebbe aiutato a digerire l’attesa. Passano le ore e i numeri rossi sul tabellone non scorrono.
Alle 12.30 prima del mio turno c’erano ancora una cinquantina di clienti da servire. Decido di andare a pranzo a casa. Pranzo, riposino e alle 14.30 sono nuovamente alla posta.
Mi dicono che andata via la linea, che hanno problemi con il nuovo software di gestione del sistema e che le operazioni vanno a rilento. Vado a prendere il caffè.
Mi fermo a leggere il giornale mentre poco distante da me degli operai montano il palco per il concerto della sera.
Leggo che il presidente della Repubblica Napolitano è intervenuto in prima persona per abbassare i costi della politica rinunciando ad alcuni dei privilegi che gli spettano, leggo anche che dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi del ministro Tremonti è stata aperta un’inchiesta e che per il premier Berlusconi sono giorni caldissimi visto che in tanti chiedono le elezioni anticipate come in Spagna.
Dopo la politica passo agli articoli che La Repubblica dedica a Giuseppe D’avanzo (uno è di Roberto Saviano) e a quello sulle rette dell’università italiane (troppo alte e mal distribuite rispetto alle fasce di reddito degli italiani). Ho il tempo di leggere e scoprire che il nuovo sistema di pesca dei tonni prevede che i pesci vengano “ingabbiati” a largo delle coste sarde e trascinati fino a Malta in enormi reti-gabbie in cui vengono nutriti. Dopo oltre un mese di viaggio pesano un quintale e sono pronti per essere pescati nella piccola isola mediterranea e venduti in Giappone. Nelle ultime pagine del giornale grande spazio è dato allo sport. Ho scoperto che il Catania ha acquistato un giocatore che si chiama Keko.

Quando ormai mi sentivo saturo di informazioni torno all’ufficio postale. Ero ottimista. Mi sbagliavo per la seconda volta. Erano le 15.30 e il tabellone luminoso segnava A 065, ancora troppo lontano dal mio A 093.
Trascorro il pomeriggio a sentire luoghi comuni triti e ritriti e guardo gli anziani agitarsi per l’attesa.
Si vocifera che le liquidità a disposizioni della posta stiano per finire. Gli anziani si agitano, io attendo silenzioso.
Alle 17.30 la cassiera annuncia la fine dei soldi in cassa e chiede a coloro che dovessero pagare delle bollette in contanti di farsi avanti e per rimpinguare le vuote casse. Il tutto, ovviamente, si svolge secondo la saggia legge del caos. Anziani che scavalcano anziani, neonati che urlano e che per fortuna richiamano l’attenzione sulla madre a cui finalmente viene concesso di fare la sua operazione e andare a casa a sfamare l’esausta creatura.
Anche io mi avvicino alla cassa e come tutti supero la linea gialla. Sono l’unico a venire rimproverato, mestamente faccio un passo in dietro e batto in ritirata.
Intanto, alcuni anziani richiamati dall’esterno mostrano una discreta agilità e mi superano nella fila. Sembrava uno sport nazionale, io non preparato rimanevo indietro. I ticket, magicamente, non sono più validi. Proprio quando mancavano sei numeri al mio turno.

Mi faccio avanti, supero nuovamente la linea gialla, mi porto in posizione utile per sgomitare e arrivare alla casa. Un impiegato mi riprende. Secondo rimprovero in dieci minuti. Mi arrabbio, faccio notare che stanno gestendo ogni cosa senza un briciolo di logica e mi guadagno il mio diritto a pagare le bollette.
Esco fuori esausto, gli operai avevano terminato di montare il palco e musicisti erano pronti per il soundcheck. Erano le 18.00.



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