Venezia è come mangiare un’intera scatola di cioccolatini in una sola volta.
Truman Capote
Oh, io amo Venezia. Amo quel senso di scompigliato appena esci in stazione, quel vento di mare che ti abbraccia dandoti il benvenuto.
Adoro tutte queste vie fatte di acqua, l’accento così sincero dei veneziani e la loro disponibilità: ti perdi ma non sei mai perso. Tra bacari, spritz e sorrisi, la strada di casa la ritrovi sempre.
Esterno giorno, toccata e fuga. Un giorno e mezzo ospiti di Palazzina G, con il mio amico Rubio come chef per una cena dove vengono snocciolati i sensi di colpa, per tramutarli in divertenti gaffe che fanno sorridere e intenerire i cuori più duri.
Sveglia presto, corri in Centrale: profumo di Repubblica e D, che il sabato e l’inserto settimanale sono una bella certezza e il D è il mio femminile preferito. Latte di mandorla per me, cappuccino e croissant per il mio #uomoconlabarba . Una sacca in comune, maglioni e cappello.
Sto già sognando il baccalà mantecato.
Ed eccoci qui: coriandoli nel mare, sole che scalda la schiena e occhi che si schiariscono. Libertà di pensiero, leggerezza negli intenti.
Arriviamo nella meravigliosa PalazzinaG e rimaniamo sopraffatti dall’anima di Starck che si sente in ogni dettaglio, come se respirasse una parte del suo cuore qui, a prescindere dalla sua reale presenza fisica.
Mi butto sul letto morbido, apro la finestra e lascio entrare il canal Grande. Setaccio il mini bar – oh!come amo i mini bar degli hotel di lusso…hanno persino le caramelle ad orsetto, mini champagne e cioccolato in abbondanza.
Abbiamo fame, tanto per cambiare: la giornata è così tersa che merita un bicchiere di vino, uno spritz e sicuramente cicchetti in abbondanza. pregusto sarde in saor, vongole spadellate, e soprattutto tanto baccalà, con la classica monetazione veneziana, che mi fa perdere il senno e la trebisonda.
Ci rifugiamo in un bacaro, dopo aver camminato per le vie e aver volteggiato in piroette di gioia. Vino bianco e menù da copione. Tutto così buono e genuino da letteralmente spazzolare il piatto.
Ancora qualche passo, poi torniamo in Hotel per la cena: dobbiamo prepararci perché l’occasione è ghiotta. Parlare dei sensi di colpa che ciascuno ha, bevendo Canella , tutta vestita con una gonna strepitosa di Stella Jean, e mangiando prelibatezze cucinate da quel simpatico di Rubio…vi ricordate quando lo intervistai la prima volta? Da allora, seppure non ci frequentiamo assiduamente, mi sono sempre sentita amica di questo rugbista cuoco, burbero ma dal cuore tenero, simpatico ed elegante, per quanto voglia accentuare la sua romanità così cordiale. E’ strano, ma quella promessa fatta davanti a un frullato, di una cena a base di sushi dal buon Hiro, è come se fosse una alleanza di amicizia a lungo termine.
Con il mio #uomoconlabarba , armati di macchina fotografica, scendiamo un po’ timidi nella sala centrale di Palazzina G, e veniamo accolti da un ambiente confortevole e morbido: al tavolo siamo con le Signore Canella, due donne meravigliose che ci raccontano la storia del Bellini, come il loro papà fece di pesche e prosecco un aperitivo di fama mondiale.
La cena passa veloce, ed ecco, quando le inibizioni sono abbassate dall’alcool che il dente va a battere dove si duole. E’ arrivato il momento di estrapolare dalle timidezze i sensi di colpa.
Oh, i sensi di colpa. Io sono la regina dei sensi di colpa. Possiamo dire che sono nata e cresciuta a sensi di colpa, panne e chiffon. Trapiantati direttamente nel mio DNA, tra morale cattolica e genitori molto severi e poco inclini al compromesso.
L’educazione prima di tutto, e se si ribella, non c’è problema: scatta il ricatto della colpa.
I sensi di colpa sono dei macigni che ci vengono affibbiati, impedendoci di volare leggeri sulla vita. Io comincio dal mattino: mi sento in colpa per non dedicare abbastanza tempo a mia madre. Per aver fatto una scelta che sicuramente mio padre non approva. Per rimanere incollata a conference call e saltare cene di amiche. Per essere pessima con la mia pigrizia. per non fare abbastanza yoga e non bere il limone al mattino, se non una volta ogni 4 giorni – se va bene.
Potrei andare avanti all’infinito, passando dai 10 tatuaggi che ho, di cui ad esempio mio padre ne conosce solo 2. O dalla mia totale incapacità di gestire i soldi..L’unica cosa che so con certezza di questi maledetti sensi di colpa è che con il tempo ho imparato a gestirli. Senza smarcarli, ma almeno gestirli con abile mossa e destrezza. Ci rido ormai quasi sopra, cercando di mandare a correre letteralmente chi me li fa venire…per poi piangere lacrime amare al pensiero di aver deluso qualcuno.
La verità è che nel momento in cui diventiamo portatori sani del nostro stesso compiacimento, non lo cerchiamo più in altri, e la loro opinione – detta anche giudizio – non è più prioritario. La realtà è che quando decidiamo finalmente la strada da percorrere e la meta dove arrivare, dobbiamo andarci con tutto il nostro cuore: l’universo cospirerà a nostro favore, prendendosi cura dei dettagli e non ci sarà più spazio per nessun’altra emozione se non quelle di felicità e soddisfazione.
Forse dobbiamo solo pensare di meno, ma vivere di più. rendendoci conto che siamo perfettamente in grado di sostenere il disappunto delle persone che abbiamo intorno, perché abbiamo in noi stessi il grande potere della ricerca della felicità. Tolleriamo il disappunto e impariamo a mettere noi stessi al primo posto. Solo così potremo godere di quella leggerezza che rende la vita speciale e solida.
E così: Rubio gestisce la serata con allegria, le chiacchiere si fanno fluide e il cibo buonissimo. Il mio uomo con la barba vince un soggiorno – perché si, era stato persino indetto un concorso sul senso di colpa più divertente e lui – che era in consegna di un progetto con i suoi due soci – era a banchettare con la sua fidanzata e uno chef tatuato…si è alzata una ola e PalazzinaG gli ha regalato un nuovo soggiorno in questo meraviglioso scenario.
Il mattino dopo ripartiamo: frecciabianca ci aspetta, domenica di nuvole sulla nostra Venezia, che ci sorride con qualche lacrima nel cielo…torniamo presto però!
Dove mangiare/andare / vedere / dormire
DA FIORE Calle del Scaleter, San Polo 2002, www.dafiore.net
I Gesuiti, Campo dei Gesuiti. Chiesa di San Sebastiano, Campo San Sebastiano 1686.
CoVino, Calle del Pestrin, Castello 3829A/3829; covinovenezia.com.
Chiesa di San Giovanni Evangelista, San Polo 2454; venicemusicproject.it.
Le Zitelle, Ristorante alla Giudecca.
Peggy Guggenhaim : la mia arte preferita.
Torrefazione Marchi, Cannaregio 1337; torrefazionemarchi.it.
Suso Gelatoteca,Calle della Bissa, San Marco 5453; gelatovenezia.it.
Osteria Alla Ciurma, San Polo 406; osteriaciurma.it.
Cantina do Spade, San Polo 859/860; cantinadospade.com.
LOCANDA CIPRIANI Piazza Santa Fosca 29, Torcello, www.locandacipriani.com
GATTO NERO Via Giudecca 88, Burano, www.gattonero.com
Isola di Chioggia.
Sull’iniziativa di PalazzinaG:
PalazzinaG, il 5 stelle veneziano firmato Philippe Starck, si inventa una nuova experience che ha come protagonisti il cibo, in tutte le sue peccaminose declinazioni sensoriali, e i suoi massimi cultori, gli chef più celebri del panorama italiano.
I più famosi cuochi del panorama nazionale saranno, infatti, le viziose guide di un percorso culinario unico alla scoperta delle sensazioni al limite del lecito che il cibo può creare e che i commensali saranno pronti a scoprire lasciandosi rapire dall’ars culinaria italiana e scoprendo, in un contesto di design unico, le emozioni più intime e profonde create dalla cucina.
Si ringrazia
Abiti Gipsy : Stella Jean
Abiti #uomoconlabarba : Mauro Grifoni
Anelli: Ca&Lou