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"una grandezza intrisa di gioventu' ", citando roberto benigni

Creato il 15 giugno 2011 da Alessandro @AleTrasforini

"La storia del nostro Paese è una cosa memorabile.  Memorabile è l'impresa che hanno compiuto quelle persone che hanno dato la vita per noi non in senso poetico, ma fisico. Hanno fatto una cosa straordinaria. Il Risorgimento visto così, dall'alto, è un evento di grandezza impressionante.  Tutto il mondo aveva gli occhi sull'Italia: siamo diventati in quel momento la storia del mondo, e lì è concentrata la nostra grandezza. Ma una grandezza senza pari, intrisa di gioventù.  Davvero erano tutti ragazzi: [...] tutti ragazzi, tutti giovani, tutti morti a venticinque, ventisei, ventisette, ventotto anni.  Hanno dato la vita per noi, ma in una maniera così alta che tutto il mondo ci guardava.  E Garibaldi era un mito dovunque: altro che Che Guevara, Bono, Beatles e Rolling Stones...[...]Era detto "El Diablo", l'Eroe dei Due Mondi, [...] ed era ammirato dai più grandi scrittori dell'epoca, [...] C'era un tale fervore in quel momento:[...] l'Italia è l'unico paese al mondo dove è nata prima la cultura e poi la nazione: ci ha tenuto insieme la lingua.  La lingua ed una cultura immensa.  Il vero patriota non ritiene mai il proprio Paese il migliore di tutti: è pericoloso.  Invece quell'allegria, quella gioia, quell'orgoglio gioioso e allegro di vivere in un luogo che uno ama e per cui dice: 'A me, insomma, mi piace proprio tanto.', quello è sano, sanissimo.  E' il nazionalismo che è una malattia, il razzismo poi è una follia, mentre un sano patriottismo è la cosa più salutare che esista. [...] Un Paese che non proclama con forza i propri valori è pronto per l'oppressione e la servitù, e se non ci si ricorda del proprio passato, se non si capisce da dove si iene, non si sa neanche dove si va. [...]  L'Italia era un corpo dilaniato, posseduto, stuprato, violentato, saccheggiato, il corpo più bello del mondo. [...]  In tutti i musei del mondo ci sono chilometri di opere d'arte italiane: [...] è una gioia entrarci e poter dire: 'Io appartengo a questa grandezza, io sono uno che viene da lì.' [...] Mameli, che aveva vent'anni, e Novaro, il musicista morto poverissimo, che ha scritto la musica dell'Inno e non ne ha ricaatu un soldo, erano persone straordinarie [...]. Una sera Novaro stava a Torino con degli scrittori ed altri patrioti. Arriva un pittore, Barzini, con un foglio in mano e gli dice: 'Guarda cosa ti manda Goffredo...' [...] Allora Novaro lesse quei versi e disse: 'E' una cosa bellissima'.  Si commosse, lo racconta lui stesso, andò a casa si buttò sul pianoforte, gli cadde la lanterna sul foglio, bruciò il pianoforte, bruciò il foglio, ma si ricordaa ogni nota a memoria.  E da allora tutti cominciarono a cantare quell'Inno. [...] Perchè la poesia dà forza, i poeti, gli artisti ci mettono dentro il desiderio. [...] L'arte, la bellezza, la musica, la poesia danno una forza che non te la trovi dentro. [...]"
(Trascrizione di alcuni passaggi dell'esegesi televisiva dell'Inno d'Italia di Roberto Benigni al Festival della canzone italiana di Sanremo 2011)


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