Articolo inviato al blog
di: Luciano Lago
Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, parlando in una conferenza stampa dopo la sua rielezione, ha definito la Corte Interamericana dei Diritti Umani (CDH) come uno strumento della politica estera degli stati Uniti, in particolare come sistema di condizionamento usato contro i governi socialisti nazionali dell’America latina.
Il presidente Correa ha criticato energicamente la politica degli USA ed ha dichiarato che si rifiuta di firmare la convenzione interamericana dei diritti umani nonostante che questo organismo abbia la sua sede proprio in Ecuador e sia di fatto uno strumento di controllo verso le nazioni latinoamericane.
“Risulta irrazionale”, ha affermato Correa, “che venga perseguitato un giornalista per una opinione espressa e che altri violino sfacciatamente la carta dei diritti umani attuando il blocco economico ingiustificato contro Cuba.”
“Non permetteremo che la burocrazia di questi organismi possa sovrapporsi al nostro Stato e tanto meno siamo disponibili ad essere colonia di nessuno e mai permetteremo nella nostra regione una missione politica con la doppia morale. Da sempre la nostra nazione e le altre nazioni dell’America Latina sono nazioni libere e sovrane e non permetteremo, ha aggiunto Correa, che diventino il “cortile di casa” di qualcuno.”
Allo stesso tempo ha affermato di godere di un buon appoggio popolare, come dimostrato dall’esito delle ultime elezioni, Il presidente Correa ha sottolineato inoltre che il governo della “Revolucion Ciudadana” ha ottenuto un periodo di 7 anni di stabilità politica. Correa ha voluto ricordare che dal 1996 al 2006, la instabilità politica aveva caratterizzato il paese e lo aveva fatto retrocedere sotto tutti gli aspetti.
Il miglior esempio dell’appoggio popolare, afferma Correa, si evince dalle 9 vittorie consecutive riportate nei risultati elettorali con l’ultima vittoria elettorale al primo turno, con approssimativamente il 57% dei consensi, inoltre con l’elezione di 100 membri del suo partito al Parlamento su 137 componenti, il che significa il 73 % di rappresentanza parlamentare.
In Ecuador non si permette né la tortura né la pena di morte, nel nostro paese non esistono aerei che uccidono dall’alto presunti terroristi né si invadono altri paesi. In Ecuador, come in ogni stato di diritto, si processano i delitti commessi e non le persone. Nel nostro paese, ha sottolineato orgogliosamente Correa, nessuno può essere al di sopra della legge e per questo non tolleriamo il linciaggio mediatico attuato dai poteri forti e della burocrazia di sempre.
Il presidente Correa ha concluso il suo discorso affermando che “nessuno potrà violare l’integrità della nazione ecuadoriana come non hanno potuto violare né quella del Venezuela né quella dell’Argentina.”
Da notare che il presidente Correa, durante una visita effettuata nel mese scorso a Santo Domingo dove aveva ricevuto una laurea honoris causa nella locale “Universidad Autonoma”, aveva pronunciato un lungo discorso nel corso del quale aveva criticato gli organismi internazionali come l’FMI, le grandi multinazionali, il neoliberismo capitalista ed aveva auspicato una maggior sforzo delle nazioni Latino Americane negli investimenti per migliorare le situazioni sociali delle classi povere, in particolare nell’assistenza medica, nell’istruzione. Il presidente Correa aveva dichiarato di aver totalmente ripudiato le ricette del neoliberismo e che proprio per causa di queste il paese aveva subito le peggiori vicissitudini economiche da cui era venuto fuori da poco tempo.
Da notare che l’Ecuador è uno dei paesi che hanno ripudiato il debito pubblico ed adottato una politica di investimenti e sviluppo economico, totalmente opposta alle politiche di austerità predicate dal FMI, Banca mondiale e dagli altri organismi finanziari internazionali.
In questa politica di ripudio dei potenti organismi finanziari, il paese Latino Americano ha ricevuto aiuti dal Venezuela di Chavez (con forniture di greggio), dall’Argentina (con forniture di alimentari) e dal poderoso Brasile, appoggiandosi anche al Mercosur, un mercato comune esistente tra i paesi latinoamericani.
Correa si era vantato di non ricevere più nel suo paese le visite dei funzionari del FMI da circa 6 anni e che l’Ecuador era divenuto uno dei 4 paesi del continente con maggior crescita da quando aveva ripudiato le ricette neoliberiste. Questo sviluppo ha permesso all’Ecuador di fuoriuscire dalla crisi economica mondiale.
Tra l’altro bisogna segnalare che l’Ecuador è uno dei paesi dove si sta verificando “ l’emigrazione di ritorno” di migliaia di equadoregni che rientrano dalla Spagna (a causa della crisi in questo paese) , dove erano emigrati negli anni del boom economico spagnolo e molti riescono ad inserirsi con un lavoro in patria.
Non ci sarebbe molto da aggiungere se non che, inaspettatamente, le lezioni di “democrazia” e di diritti provengono da paesi che le grandi potenze una volta consideravano alla stregua di “colonie”.
Oggi il mondo è cambiato e probabilmente il ruolo di “colonie” spetta ad altri paesi che hanno totalmente perso la propria sovranità e la propria autonomia. Una lezione di dignità nazionale per la Spagna e per l’Italia e per gli altri paesi del sud Europa, lezione che potrebbe far molto riflettere.
http://www.mundovision.com.do/mas-informaciones/2013/04/23/rafael-correa-critica-al-fmi-neoliberalismo-y-transnacionales/
http://www.eldiario.ec/noticias-manabi-ecuador/255523-rafael-correa-critica-a-la-cidh/