La Procura di Roma ha già aperto un fascicolo processuale (per ora contro ignoti) per illecito trattamento di dati sensibili attinenti la sfera sessuale.
Se da un lato è vero che la vita sessuale è una cosa privata che ognuno ha diritto di vivere come meglio crede, dall’altro è anche vero che, se sei un politico e pontifichi contro l’omosessualità, come minimo non puoi essere gay.
E’ puramente una questione di coerenza: sotto le lenzuola puoi fare ciò che ti pare, ma se io ti ho votato ho diritto di sapere che le tue prese di posizione corrispondono ai fatti, e la trasparenza è elemento fondamentale della democrazia.
Sulla vicenda qualcuno ha già tirato fuori il termine “Web 2.0”, ma quello che ha fatto Listaouting non ha nulla a che vedere con la democrazia, con la condivisione di informazioni e con la trasparenza.
Listaouting ha sparato 10 nomi a vanvera senza una spiegazione, un aneddoto, uno straccio di prova… l’esatto contrario di ciò che ha fatto, ad esempio, Wikileaks.
A sputtanare senza prove siamo capaci tutti, con buona pace di quel Web che ci rende indistintamente produttori di contenuti.
A questo punto, piuttosto che una lista di politici gay, sarebbe stato più interessante fare un elenco di politici ai quali non sono state fornite le palle.
A testimonianza di questo fatto, quantomeno, abbiamo prove a volontà.