Nei giorni della manovra tremontiana, anche Sbilanciamoci presenta la sua. E’ preparata da esperti ritenuti dai più sognatori e fuori dal mondo. Solo che questa volta sono quelli che hanno vinto i referendum…
«In questa crisi – inizia così il testo che racconta le misure – i ricchi non stanno pagando alcun prezzo … Il peso della crisi ricade sulle fasce più povere della popolazione. Proponiamo perciò una tassa patrimoniale….». Ecco, la parola abominevole è stata pronunciata: i cieli non si sono aperti e nessuna folgore ha colpito Sbilanciamoci. In effetti non è l’eversione finale: La tassa patrimoniale prevista è del 5 per mille per i patrimoni superiori ai 3 milioni di euro. Le entrate erariali sarebbero di 10,5 miliardi, tutte nel 2012. In ambito fiscale sono previste altre misure: una progressività appena un po’ ritoccata verso l’alto, con un’aliquota del 45% per i redditi superiori ai 70 mila euro e una del 49% per quelli al di sopra dei 200 mila. Sarebbero questi ultimi contribuenti a sopportare il 77% dell’imposta che porterebbe alle casse dello stato 1,2 miliardi in ciascuno dei tre anni previsti. La seconda misura è quella molto richiesta ben al di là degli estremisti di Sbilanciamoci: ll 23% invece del 12,5 attuale per le rendite finanziarie. L’introito sarebbe in questo caso di 2 miliardi annui. Poco meno di un altro miliardo annuo deriverebbe da tre misure che potremmo chiamare di ecologia politica: tassa sui diritti televisivi sullo sport-spettacolo (40 milioni); tassa automobilistica sull’emissione di CO2 (500 milioni); tassa sulla pubblicità (450 milioni). Non sfuggirà l’effetto pedagogico che i proponenti affidano alle tasse in questione. Se queste sono le entrate maggiori previste, i tagli alla spesa pubblica hanno un significato ancora maggiore. Si tratta dei tagli ai finanziamenti per il Ponte sullo Stretto e per le altre grandi opere (3,850 miliardi in tre anni); riduzione del 20% nelle spese militari (1 miliardo annuo); fine missione in Afghanistan (750 milioni l’anno); tagli alla produzione dei cacciabombardieri F35 (1,850 miliardi nel triennio); chiusura dei Cie (115 milioni ogni anno); passaggio a copy left e open source nella pubblica amministrazione (risparmio di 2 miliardi annui); abolizione fondi a scuole e università private (700 milioni annui); riordino delle convenzioni private nella sanità (2,2 miliardi nel triennio); e infine l’attesissima riduzione dei costi della politica per un importo di 4,6 miliardi nel triennio. Il totale risulta di 50,365 miliardi. Diversamente da Tremonti la manovra comincia forte; il primo anno con 23,8 miliardi, vale poco meno della metà dell’intero triennio; la patrimoniale da 10,5 miliardi ha solo un anno di durata.
Lo schema del denaro incassato o risparmiato secondo i calcoli della descrizione che precede non deve essere inteso come un esercizio scolastico o una pura polemica con il sedicente «governo del fare». E’ invece il presupposto per una partita uguale e contraria: il che fare di 50 miliardi da spendere nel corso di tre anni non per cambiare il mondo, ma per ottenere più giustizia sociale, democrazia ed eguaglianza in una regione d’Europa, bella e sfortunata, ricca e messa in pericolo dal suo stesso governo.
L’intervento descritto più in dettaglio in questa pagina, mostra i caposaldi della contromanovra di Sbilanciamoci: welfare; lavoro, ambiente ed economia; scuola e università. Al welfare andrebbero 9,150 miliardi in tre anni, al lavoro 23,650 e alla scuola 5,700.
L’avanzo di 4 miliardi in ciascuno dei primi due anni e di 3,865 nel 2014 dovrebbe essere utilizzato per ridurre il debito pubblico. Nessuno obbligava gli economisti di Sbilanciamoci ad affrontare questo tema scabroso. Se essi lo hanno fatto è per mostrare la propria disponibilità ad toccare tutti i problemi sul tappeto, senza trascurare niente. L’atteggiamento di chi vuole sul serio cambiare le cose, prendendo in mano il governo del paese. In ultima analisi, la manovra, vista da Sbilanciamoci, è in parte rimprovero per Tremonti, per tutto quello che non ha fatto e avrebbe potuto fare; ma – molto di più – è un promemoria per quelli che verranno, affinché non si mettano a rimestare l’acqua nello stesso mortaio di prima.
50 MILIARDI Una proposta seria (e un po’ riformista) per cambiare le cose in Italia prima che sia troppo tardi
Welfare, lavoro, scuola: questa volta partiamo dai bisogni. Che fare di 50 miliardi? Come attrezzare un paese migliore e più giusto? Ecco il dettaglio della soluzione trovata da Sbilanciamoci.
Per il welfare sono previste sei voci, per un importo totale di 9,150 miliardi. Nel corso del triennio la spesa prevista è:
Livelli essenziali di assistenza 4,5 miliardi
Piano nazionale asili nido, 1,5 mld
Fondo per la non autosufficienza, 1,2 mld
Accoglienza e integrazione migranti, 0,450 mld
Medicina preventiva e territoriale, 0,400 mld
Per Lavoro, ambiente, economia le voci sono 10. E’ il capitolo principale. Il totale previsto è di: 23,650 miliardi. Nel corso del triennio:
Restituzione fiscal drag, aumento pensioni, reddito minimo, 10,5 miliardi
Ammortizzatori sociali co.pro e parasubordinati, 3,6 miliardi
Sostegno innovazione e ricerca, 2,1 mld
Produzioni e consumi green economy, 3,6
Agricoltura biologica, 0,300 miliardi
Sostegno «altra economia» (ces, distretti, ecc.), 0,150 miliardi
Programma nazionale piccole opere, 1,3
Ferrovie per i pendolari, 0,750 miliardi
Finanziamento fondo Protocollo di Kyoto, 0,600 miliardi
Mobilità sostenibile e trasporto pubblico locale, 0,750 miliardi
Il terzo capitolo riguarda Scuola e università. Sono previste 4 voci per un totale di 5,7 miliardi. Nel triennio:
Fondo ordinario funzionamento università, 2,1 miliardi
Borse di studio, 1,2 miliardi
Edilizia scolastica, 1,2 miliardi
Offerta formativa, 1,2 miliardi
Il totale per le tre categorie di intervento è di circa 13 miliardi annui. Per arrivare ai 50 disponibili, si deve tener conto dei 12 miliardi complessivi utilizzati per ridurre il debito pubblico; un governo responsabile, anche in embrione, desideroso di mostrare come si possa, anzi si debba, sbilanciarsi, tiene conto anche di questo.
Si delinea nella proposta di spese di Sbilanciamoci una società abbastanza diversa da quella che i potenti del governo in carica si immaginano esista. Essi vogliono impostare la manovra addossando al futuro governo, destro o sinistro che sia, il compito di distribuire un bel po’ di pesi, soprattutto sulle spalle più deboli. Quello che conta è evitare quanto più è possibile ogni screzio con l’elettorato più sicuro. Una manovra, per loro, serve, nei limiti del possibile, a distribuire vantaggi alla propria base, caricandone i costi sul partito avverso, soprattutto in un momento di recessione generale, come quella che oggi attraversa l’Europa. Inutile spiegare ai governanti attuali che la loro non è l’unica politica possibile, ma che ne esiste anche un’altra, semplice, onesta e nonostante il nome, assai equilibrata. Speriamo almeno che l’opposizione capisca che è venuto il momento di non darsi il solito contegno, ingessato, ma di sbilanciarsi un po’.