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Non sono ai livelli di Massimo, che dopo sposato non ha potuto portare nella nuova abitazione tutti i trofei conquistati in gioventù. Alcuni molto belli perché, essendo tra gli organizzatori del torneo di tennis e candidato numero uno per la vittoria, non badava a spese nello “scegliersi” la coppa. Però anche io, nel mio piccolo, ho una bacheca di tutto rispetto. Per lo più tornei di calcetto (e vabbè); qualcosa a tennis, nel doppio, ché nel singolare ho spesso rimediato figuracce; un paio di targhette nella marcialonga, risalenti al Pleistocene (scuola media), prima che abbandonassi il podismo e vendessi l’anima al pallone.
All’interno di una di queste, ho trovato un pezzo di stoffa con il numero di gara che mi era stato assegnato (165) e un foglietto sul quale avevo annotato: “26 agosto 1984, marcialonga categoria 5-13 anni, 4° classificato”. La mania di conservare e archiviare, evidentemente, spiega tante cose.
Quella marcialonga la ricordo benissimo. Si svolse sotto un acquazzone estivo e, per quanto riguardava la mia categoria, si risolse con un piccolo “giallo”.
Nella foto scattata sul corso Umberto I, a meno di un chilometro dall’arrivo (piazza Matteotti), il vincitore (Stefano “Pizzicata”) è sullo sfondo, sornione. In primo piano, da sinistra verso destra: mio fratello Luis, Luigi “Tardelli”, io e Angelo (oggi noto universalmente come “compare Angelo”). L’idea dei pantaloni della tuta non è stata sicuramente geniale. A fine gara, io e Luis pesavamo due chili in più. Tutta acqua. Per cui sono portato a credere, non avendo memoria precisa, che in quella decisione deve esserci stato lo zampino di nostra mamma, preoccupata dalle avverse condizioni meteorologiche. Un “accorgimento” al limite della zavorra che noi non avremmo mai adottato.
Io e Luigi facevamo l’andatura, ma onestamente le possibilità che potessi prevalere erano scarsissime. Lo sprint non è mai stato il mio forte. Essere riuscito ad agganciare l’ultimo posto utile per conquistare un premio, a spese di Angelo, fu già un successo. Il discorso era a tre, tra Luis, Luigi e Stefano, che alla fine beffò i rivali con l’astuzia. Luigi, che arrivò terzo, a distanza di anni parla di scorrettezza, ma in ogni caso il reato si è prescritto. Essendo oggi avvocato, lo sa bene.
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