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Il cerchio si sta chiudendo.
Si dirà squadra vincente non si cambia ed è esattamente quello che succede in questo film: la squadra è intatta , c'è qualche new entry dal nome altisonante, è stata invece cambiata la chimica del film partendo dalla demenazialità conclamata dei primi due capitoli per arrivare a un pastiche di generi di quest'ultimo che invece di far progredire il livello lo fa arretrare paurosamente.
Se la demenzialità è il punto di partenza ( non so come definire altrimenti un tizio che si porta dietro una giraffa in autostrada) poi si esplorano il road movie e si arriva anche al thriller sopra le righe con addirittura la comparsa di morti ammazzati dal boss John Goodman oramai abbonato a queste parti brevi ma incisive con personaggi perlomeno stravaganti.
Il problema è che quando uno va al cinema per vedere Una notte da leoni 3 , ci va per sbellicarsi, si deve reggere la pancia per il troppo ridere, gli devono uscire le lacrime a forza di mettere in azione le mascelle per sghignazzare senza requie e senza vergogna.
E tutto questo qui non succede: questo film a parte i primi cinque minuti e qualche scenetta fugace non fa ridere.
Se il secondo capitolo della saga era una riproposizione dello stile del primo film cambiando semplicemente le locations ( ma la risata grassa era comunque assicurata) ed era stato aspramente criticato per questo, questo film conclusivo della saga rivela ambizioni insapettate ma che crollano a fronte di un'impressione di stanchezza generale.
E poi diciamolo : il motore comico della serie è stato sempre il personaggio di Alan capace di creare da solo una nuova star della commedia demenziale , Zack Galifianakis, che qui viene disinnescato in malo modo a favore del personaggio di Mr Chow che è simpatico come una gomma americana attaccata sotto una scarpa.
E dove cacchio è l'hangover del titolo originale? La sbornia, la notte brava?
Todd Phillips nel tentativo di riannodare le fila e chiudere il tutto nella maniera più armoniosa possibile rinuncia quasi del tutto alle memorabili extravaganze dei primi due capitoli in nome di un percorso di crescita e di maturazione di questi vitelloni ormai sulla soglia dei 40 che finalmente hanno messo su famiglia, o quasi.
Il risultato è il punto più basso della saga, una commedia debole e troppo conforme agli standards del buonismo dilagante a Hollywood senza punte di cattiveria vera.
Quella che aveva reso famosa la saga del Wolfpack ( che da noi chissà perchè da lupi si son trasformati in leoni!).
Un peccato: era auspicabile una chiusura diversa senza quella punta di noia che affiora a tratti durante il film.
E comunque meglio non pensare neanche a un quarto capitolo...
( VOTO : 4,5 / 10 )
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