“Mi hai sentito? Andiamo!” è un rimprovero scherzoso quello della signora. Chissà da quanto la sta chiamando… Eppure fino a un attimo prima Harry era lì… “Come ti chiami?” le chiede ora la sonosciuta mentre ci avviciniamo al lato Nord di Washington Square.
“Betha, in celtico significa Vita” “Un’irlandese?” “Un’americana!” La signora sorride. Betha capisce che dietro quel sorriso c’è un mondo che si apre. E’ stata solo una provocazione…
“La casa di Hopper…” Sta uscendo di casa, con la giacca sopra il gilet e il cappello a nascondergli la calvizie. E’ lì che scruta col suo occhio fotografico i particolari di New York e li trasforma in pittura, in locandine, “nei verdi, nei gialli, nei blu, in quella luce calligrafica e in quelle ombre che diventano buchi neri. Nelle finestre a vetri c’è la vita interna degli edifici , come se costringesse lo spettatore a diventare suo “complice” di quel guardare attraverso…Morning in the city… Apartment House… Nighthawks”… Poi lo vede allontanarsi… man mano che il racconto della signora si dissolve… Thomas Paine… E’ l’ultima tappa. Per Betha non è più solo una placca attaccata a un edificio… “Il rivoluzionario, diffamato da ovunque, denunciato per i suoi vizi e dimenticato per le sue virtù, si ritrovò vittima del suo popolo… Non si fece scalfire dall’odio… Non aveva paura di prendere posizioni…” Betha vede il fuoco che divampa mentre distrugge i libri di Paine… Lui rimane saldo, lucido nelle su posizioni… “Bethaaaaaaa!”, Betha si gira di scatto. “Io sono Viv” le grida la signora prima di girarsi e andar via. Betha rimane immobile qualche minuto. Viv Looper… Faceva radio negli anni ’60… Era una delle “voci” più ribelli… Ma dove sta Paine? Andato via insieme a Viv… Poi un altro ricordo… “Il divano di Viv”, il programma radiofonico dove erano passati tutti… Ogni settimana trasmetteva da un posto diverso… come aveva fatto a non riconoscerla? Betha inizia a ripercorre nella sua testa il viaggio di quella notte. Da quando si è svegliata sino a quel momento .
“Strano incontro” pensa. Hanno appena aperto il Christopher Park… si siede su una panchina, quella a lato delle statue… Vede il quartiere popolarsi, mentre mangia un macaron… Persone e persone che passano distratte per quelle strade… Hipster con le cuffie alle orecchie, ex sessantottini, ex rivoluzionari, ex bohemien…Stringe il pendente indiano e si guarda nel profondo… e sa che lei, sì, anche lei appartiene a quel posto… non potrebbe vivere altrove… ha l’istinto di sopravvivenza, non quello dell’altruismo ad oltranza… Non potrebbe mai dire come Paine « My country is the world… and my religion is to do good. »
E Viv? Viv è una Paine. Sì, lei lo è. Voi chi siete? Viv o Betha?