di Giuseppe Dentice

Storicamente le differenze socio-culturali tra Arabia Saudita e Iran sono dovute a diverse concezioni dell'Islam. Questo confronto si è riversato fin dalla Rivoluzione Khomeinista (1979) anche nella politica. Da un lato troviamo un Paese arabo-sunnita-wahhabbita e, dall'altro, un Paese persiano capofila delle istanze sciite nella realtà musulmana. Le prime avvisaglie di scontro tra le due culture si ebbero in occasione della Prima guerra del Golfo tra Iran e Iraq (1980), allorquando il regno dei Saud finanziò Saddam Hussein nella guerra contro il regime teocratico. Dal 1987, però, le relazioni ufficiali tra i due Paesi si sono irrimediabilmente rovinate a causa della repressione di un gruppo di fedeli sciiti iraniani durante un pellegrinaggio alla Mecca. La causa scatenante la dura reazione della polizia religiosa saudita (Muttaw'in) fu una protesta di un gruppo di pellegrini sciiti contro la dinastia Saud. Questo atto provocò la morte di circa 400 fedeli, di cui più della metà di nazionalità iraniana. La reazione iraniana fu violenta. L’Ambasciata Saudita a Teheran fu assaltata e furono presi in ostaggio alcuni diplomatici sauditi, di cui uno perse la vita. Inoltre, Khomeini condannò duramente le violenze di Riyadh contro la popolazione sciita. Quell’episodio segnò l'interruzione dei rapporti diplomatici ufficiali tra i due Paesi.
Malgrado il riavvicinamento operato durante gli anni '90, attraverso progetti di cooperazione regionale, i rapporti tra i due Paesi sono sempre rimasti tesi. Anche la presenza di minoranze religiose nei rispettivi Paesi non ha favorito la distensione dei rapporti. Infatti, in Arabia Saudita, nella regione del Qatif si concentra la più grande comunità sciita saudita (circa il 15% della popolazione totale), mentre in Iran, nelle regioni del Baluchistan e dello Shatt al-Arab è riunita circa il 10% della popolazione sunnita totale. Entrambe le minoranze spesso vengono accusate di essere al soldo della controparte e strumentalizzate per fare pressione sui rispettivi governi centrali. Non a caso, Riyadh è stata più volte accusata da Teheran di finanziare i gruppi sunniti di estrazione balochi dello Jundallah o del Balochistan Liberation Army (BLA); viceversa l'Iran è imputata di interferire nella vita pubblica di numerosi Stati del Golfo con forti minoranze sciite, come Bahrain, Qatar, Yemen, Oman e, non ultimo, l’Iraq. La monarchia saudita si sente minacciata dalla Repubblica Islamica che, fin dalla sua fondazione, ha denunciato il suo rapporto privilegiato con gli Stati Uniti contestandole, anche, il ruolo di guida politica e spirituale nel mondo islamico, mettendone in dubbio, tra l’altro, il ruolo storico di custode dei luoghi sacri all'Islam (le città sante di Medina e della Mecca). Allo stesso modo, i Saud, temendo le aspirazioni egemoniche iraniane nella regione, hanno più volte denunciato la minaccia e l'ingerenza iraniana nella vita politica libanese, palestinese e siriana a causa anche delle storiche alleanze con Hezbollah, Hamas e il clan alawita degli Assad, con evidenti ripercussioni negli affari interni e nelle relazioni tra questi Stati.