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Una nuova moneta complementare per la Sicilia, rinasce il Tarì del regno di Sicilia ?
Creato il 08 febbraio 2014 da Cirignotta @cirignottaA portare avanti l’iniziativa un ex Imprenditore Agricolo , il sig. Giuseppe Pizzino che valutata la possibilità in Sicilia di poter creare una moneta complementare locale, secondo quanto previsto dallo statuto di autonomia siciliano, ha voluto mettere le basi per un progetto di legge attraverso un’associazione di scopo che ha presentato nel dicembre del 2013 al dedicato servizio per gli enti locali dalla regione siciliana una iniziativa popolare utile ad adottare il nuovo sistema monetario siciliano “Grano” ed a raccogliere 10.000 firme entro il 15 marzo 2014 onde supportare il progetto all’ARS(Assemblea Regionale Siciliana). Secondo Pizzino: “Lo sviluppo di una valuta regionale complementare ci mette in grado, per la prima volta dall’introduzione delle valute nazionali nel diciannovesimo secolo di dare supporto alla produzione regionale di beni e alla fornitura di servizi e di farne un vero punto d’onore l’acquisto preferenziale di beni e servizi di origine indigena” - lo scopo continua Pizzino - “ è creare un altro mezzo di scambio e di pagamento, il Grano, che sia fattibile ed operativo in modo da determinare se il modello di questa nuova valuta stabile basata sull’incentivo alla circolazione sia o no funzionale in ambito regionale”. I punti a favore dell’iniziativa secondo gli organizzatori sono : Primo, la creazione di uno strumento operativo: la moneta elettronica (Gran Card), che deve essere usata in analogia alla moneta scritturale bancaria come mezzo di scambio e di pagamento per promuovere lo sviluppo economico della Regione Siciliana. Secondo, il “Patto d’interesse generale” che consente la spendibilità del Grano attraverso un sistema di conti per ciascun partecipante. Questo combina le caratteristiche professionali di un circuito con le caratteristiche no-profit di una rete di scambio e commercio locale, offrendo agli abitanti della Sicilia l’opportunità di scambiare tra loro le rispettive abilità con la moneta locale. Terzo, la creazione di una struttura Istituzionale: la Banca Complementare Siciliana che, garantendo con beni reali la convertibilità del Grano, gestisca il nuovo sistema monetario Regionale, secondo il mandato conferito dal Governo ed autorizzato dell’Assemblea Regionale Siciliana. In pratica un sistema monetario di libero scambio a livello locale che non supera i confini della Sicilia ma che può essere regolarmente scambiato in banca con l’Euro. Il valore del Grano siciliano è stato stabilito in euro 02,00. Nessuna competizione con la moneta europea che resta vigente nella doppia prezzatura locale, in pratica un sistema uguale a quello vigente in Inghilterra con il “pound” locale. La Sicilia storicamente non è misconoscente ad una moneta regionale visto che l’isola durante il regno di Sicilia (1060-1860) ha avuto una sua identificazione locale di moneta il Tarì. Riguardo il valore delle varie monete in circolazione, 6 piccioli facevano 1 grano 20 grani facevano 1 Tarì, 30 Tarì facevano 1 Onza. Il Tarì d’argento possiamo paragonarlo a 6 euro di oggi. La Sicilia a suo tempo stampava moneta ed il banco di Sicilia è rimasto come istituto di emissione delle lire siciliane fino agli anni 20 del XX secolo, perse il suo privilegio quando con l’unità d’Italia le sue ingenti risorse valutarie ed aurifere furono trasferite senza compenso alla Banca D’Italia. Per riparare a questa ingiustizia e per la considerazione che la bilancia commerciale Siciliana era attiva, lo Statuto previde, all'art.40, che presso il Banco di Sicilia, allora ente pubblico, prima della privatizzazione e dell'assalto romano, fosse costituita una "camera di compensazione" derivante dalla bilancia dei pagamenti siciliana (in pratica il saldo della bilancia commerciale, delle partite correnti e dei movimenti di capitale) le cui valute o metalli pregiati eccedenti sarebbero state destinate ai fabbisogni dell'Isola. I poteri forti della Penisola fecero in modo che tale norma non avesse minima attuazione a questa previsione ed a trasformare progressivamente la Sicilia in un paese con bilancia commerciale deficitaria dipendente per la propria sopravvivenza dall'esterno e quindi da Roma. Con l'attuazione dell'articolo 40 la Sicilia avrebbe potuto, anzi "dovuto", emettere una propria valuta che avrebbe creato condizioni concorrenziali con quella del Continente ed avrebbe forse scritto un'altra storia. Il Trattato di Maastricht, infine, consegna la Sicilia, con l'Italia intera, all'UEM, Unione Europea Monetaria, con quello che ne oggi ne deriva. Il Grano quindi può essere un’opportunità per la Sicilia, ma i siciliani riusciranno a capirlo?
Di Maurizio Cirignotta http://cirignotta.blogspot.com/feeds/posts/default?alt=rss
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