Un giorno – e arriverà quel giorno – qualche giornalista o critico cinematografico dovrà riconoscere il ruolo che spetta a John Hughes, un intellettuale americano con una sensibilità antropologica fuori dal comune, capace di trasformare la nostalgia adolescenziale in opere cinematografiche di rara lucidità narrativa. Una pazza giornata di vacanza (titolo originale Ferris Bueller’s Day Off), quarto degli otto lungometraggi diretti, rappresenta senza dubbio il punto più alto della sua personalissima poetica.
“Il giovane Ferris finge di stare male per poter saltare la scuola. Lo studente convince l’amico Cameron a prendere l’auto del padre, una Ferrari 250 GT California Spider, con la quale passare a prendere la fidanzata Sloane a scuola e andare a spassarsela tutti e tre a Chicago. Il preside Rooney intuisce gli inganni di Ferris, e fa di tutto per smascherarlo”
Un soggetto semplice semplice che, nelle sapienti mani di Hughes, si trasforma in un’esplosiva giostra di situazioni che frutterà al tempo ben settanta milioni di dollari d’incasso. Complice la fotografia solare di Tak Fujimoto, una sceneggiatura colma di trovate geniali (scritta dal regista in una settimana), il montaggio ad orologeria di Paul Hirsch (collaboratore storico di De Palma) ed una soundtrack che vanta hit del calibro di Twist and shout e Oh Yeah degli Yello, si definisce quello che può essere riconosciuto come uno dei titoli cult della propria decade. Senza diemnticare che il film segna la definitiva consacrazione artistica di Matthew Broderick, all’epoca appena ventiquattrenne e già catapultato nel nuovo showbiz hollywoodiano. Una pellicola che talvolta sfiora vette surreali impressionanti, che nasconde dietro una facciata ludica e fancazzista uno spirito assai più complesso, come nei momenti dedicati all’incomprensibile divario che allontana le istituzioni dai ragazzi e la vita dei padri da quelle dei propri figli.
In definitiva un’esperienza cinematografica consigliata a tutti, attuale e moderna, che come in tutte le opere di Hughes evita sapientemente volgarità gratuite e cadute di stile.
Un film, talmente unico e prezioso, che lo stesso Matthew Broderick parodierà ironicamente in una pubblicità televisiva della Honda CR-V, durante l’evento sportivo del Super Bowl 2012.
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