L’unica maniera che Franco Buffoni conosce per rapportarsi a un altro poeta è quella di incontrarlo in un testo. Un incontro che si fonda sul magnifico potere creativo della parola e sull’innesto tra due poetiche, sulla poetica del tradotto e sulla poetica del traduttore.
La traduzione di un testo, attraverso la sua prosodia, il suo ritmo, la sua significanza, può davvero far dimenticare le differenze linguistiche, culturali, storiche, collocarsi da testo a testo, mostrare l’alterità linguistica, culturale e storica. Buffoni questo lo sa bene e sa anche individuare tutta quella pienezza di tempo che in una poesia si dilata e permette di immergersi nell’acqua primordiale dell’esistenza. Sa anche che non si può spezzare l’unità di significante e significato perché la traduzione non deve nascondere la sua natura perché è come negare l’esistenza stessa dell’originale. Un testo deve essere tradotto nella sua complessità di sistema e il lettore deve sapere che legge una traduzione, altrimenti ignora i valori dell’alterità.
Le parole hanno un senso profondo nella nostra vita perché avvicinano, differenziano, condannano, aiutano a ricordare, a non dimenticare.
Per questo in ogni testo che traduce, Buffoni cerca di scoprire e distinguere l’elemento fondamentale, quello indispensabile, necessario, vitale, quello che da solo costituisce il senso profondo del testo, l’atto originario della sua scrittura. Così facendo ci rivela che il tempo è simile a un fiume ubiquo in cui tutte le apparenze cambiamo e si dissolvono, tutti i livelli si trasformano l’uno nell’altro, tutte le figure muoiono per rinascere con straordinaria naturalezza. E i versi tradotti ci fanno scoprire poche immagini capitali e un nobile candore, una gravità ingenua e senza ostentazioni. Una malinconica serenità che è la dolcezza più profonda e toccante, un desiderio di estasi che è una grazia incantevole in perenne metamorfosi.
Franco Buffoni
Una piccola tabaccheria
Marcos y Marcos
2012