Una scala per le nuvole
“Nel sogno medioevale i bambini non vengono mai abbandonati perché si arrampicano per la scala e raggiungono tra le nuvole l’abbraccio della madre celeste.”
(Meyer.it)
Quando sono andata all’ospedale mediatrico Meyer per il BlogforCare c’è stata un’immagine che mi ha colpita più di altre. Un simbolo forte che non sono ancora riuscita a descrivere- e forse è anche per questo non sono ancora riuscita a raccontare quella giornata come avevo promesso a Mattia e agli altri, che invece hanno saputo parlarne in modo splendido.
Un simbolo. Una scala colorata che porta in cielo. Simbolo della solidarietà, ma evocativo anche di un viaggio verso il cielo. Perché capita ai genitori, e in particolare alla mamma, di dover essere la scala che porta alla vita, ma anche quella che riporta in cielo.
Ci sono bambini così piccoli che fanno in tempo a nascere, ma non a vivere. Che risalgono subito la scala, forse senza nemmeno fare in tempo a vederne i colori.
Ma vorrei che i colori, della scala e del cielo, li potessero vedere il papà e la mamma, che un bambino l’hanno desiderato con amore, che l’hanno ringraziato per ogni momento insieme e che adesso lo devono lasciare andare… vorrei dire loro che sono stati la scala colorata, la gioia e gli abbracci, la speranza e l’amore che riporteranno questo bimbo piccolo piccolo tra le nuvole.
Dove, alzando lo sguardo, troveranno sempre un pezzo di loro, perché “Un bambino perso, non è perso per la sua mamma” (Giorgia Cozza).
Meyer: La scala per le nuvole
Gli uccelli piangono persi nel volo
Lacrime piccole piovono al suolo
I pesci piangono lacrime amare
Acqua nell’acqua persa nel mare
I grandi piangono dietro le mani
I pianti grandi degli esseri umani
Io che son piccolo non mi nascondo
Piango benissimo davanti al mondo
Pianti di pioggia che asciugano i venti
E non m’importa se tu mi senti
E non m’importa se tu mi vedi
Io piango in piedi
(Bruno Tognolini, Rima rimani, Edizioni Salani, 2002)
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