Magazine Cultura

Una scrittura più cattiva

Da Marcofre

savona priamar

Ascoltare i consigli, seguire i consigli.
Come forse saprai, ho iniziato a gettare le basi per la terza, conclusiva raccolta di racconti che arriverà nell’autunno del 2016. Dopo “Non hai mai capito niente” e “Cardiologia”, il capitolo conclusivo.
Come dici?
Chi se ne importa?
Ah, lo so. Però a un certo punto, qualche settimana fa, ho ricevuto una telefonata dalla mia editor…

Più cattiveria

Lei ha già dato un’occhiata alle storie che sto buttando giù. E mi ha detto: “È tempo di alzare l’asticella. Dovresti provare a scrivere storie più cattive”.
Il bello è che agli inizi, pure io mi ero ripromesso di fare qualcosa del genere. E poi? E poi me ne sono dimenticato. Ecco perché non bisogna mai essere completamente soli, quando si scrive. Sì, il buon Stephen King dice di sedersi e scrivere con la porta chiusa, e poi aprirla.
Ma dice pure, e non è certo l’unico, che è essenziale avere un altro paio d’occhi, anzi più di uno, perché aiuti a vedere se e dove andiamo.
Adesso, ho un discreto numero di tracce, di storie da seguire. Non tutte finiranno nella raccolta, questo mi pare evidente. Un po’ come Bruce Springsteen che scrisse (se non ricordo male) una settantina di canzoni per “Born in the U.S.A.”, per poi pubblicarne una dozzina solamente.
Be’, non sono ai suoi livelli, intendo solo dire che qualcosa per forza deve restare fuori. Scartai un racconto da “Non hai mai capito niente” perché era retorico, acqua fresca insomma.
Attenzione.
Non intendo affatto dire che ci saranno ammazzamenti e massacri, niente di tutto questo. La cattiveria che intendo è di un altro genere. Ma se i primi due “capitoli” hanno avuto, come credo e spero, una certa precisa impronta che li ha contraddistinti l’uno dall’altro, il terzo ne dovrà avere un’altra ancora.


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