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Una scuola di qualità

Creato il 03 novembre 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Pinocchiodi Salvatore Daniele. “Per una scuola di qualità ci vogliono insegnanti di qualità”. Vero, al limite del tautologico. Ma chiediamoci: se in cattedra gli insegnanti fossero tutti e soli ‘di qualità’, come da più parti si reclama, lamentando che questo non accade, ciò sarebbe sufficiente, ‘ceteris paribus’, a garantire il buon funzionamento del sistema scolastico? Ovvero, data per soddisfatta questa condizione e astraendo da qualsiasi altro fattore, assunzioni ideali, avremmo quella scuola ‘di qualità’ che tutti auspicano e di cui deplorano la mancanza?

Premesso che la perfezione non è del mondo reale ma appunto di un mondo ideale, io credo che la scuola italiana, grazie all’impegno congiunto di tanti insegnanti e studenti ‘di qualità’e alla validità della sua tradizione, goda come di una ‘forza d’inerzia’ che le permette di raggiungere, nonostante tutto, quei risultati di cui è testimone la vitalità della cultura e della scienza italiane, più apprezzate forse all’estero che in Patria. Ma allora, cos’è che deprime la nostra scuola, abbassandone soprattutto il livello medio? L’aver concentrato l’attenzione sul problema della qualità dei docenti e sulla carenza dell’innovazione tecnologica, ha offuscato, a mio parere, l’esistenza di un problema più generale e più grave. Certamente è necessario disporre, quanto più è possibile, di buoni insegnanti, come, d’altra parte, di buoni medici, avvocati, ingegneri, idraulici, e abbiamo gli uni e gli altri, ma è anche necessario, io credo, combattere gli effetti negativi di un certo atteggiamento mentale, che ha assunto la forma di una ideologia diffusa.

Platone nel ‘Fedone’ parlava di ‘misologia’, ‘odio verso ogni discussione’, ciò che nasce quando ci si convince che ogni tesi sostenuta sia falsa. Allargando lo sguardo ben oltre le mura della scuola italiana, perché il problema ha un’origine e una natura sociali, anche se la sua ricaduta negativa sul mondo scolastico è pesante, io, molto più modestamente, parlerei di qualcosa di simile, ossia di una sorta di ‘nichilismo conoscitivo’, la convinzione di cui sono vittime tanti giovani, che non ci sia nulla che valga davvero la pena di imparare. Non si salva nessuna disciplina, neanche ad esempio l’inglese, la lingua del computer e della musica giovanile. Si tratta dell’‘effetto trascinamento’ di una ‘forma mentis’ che detesta l’astratto, il concettuale, il teorico, senza rendersi conto che non esiste un’attività umana che prescinda da questi momenti. Ci troviamo di fronte ad un ‘consumismo cognitivo’ che agisce scartando tutto ciò che non è facilmente assimilabile in vista di un utile concreto e immediato.

Ma la conoscenza è propriamente mediazione fra soggetto e oggetto, per cui nulla resiste a quell’azione disgregatrice. Non essendoci alcuna conoscenza che sia immediatamente fruibile come utile, allora nulla è degno di essere conosciuto e tutto viene progressivamente ridotto al livello dell’inutilità. Questo risultato estremo verrebbe raggiunto in una società in cui ciò che ha valore intrinseco, ‘in sé’, che non gli viene riconosciuto, viene sempre subordinato a ciò che ha valore solo estrinseco, ‘fuori di sé’. (Ma tale società sarebbe destinata alla fine, perché i suoi pilastri sarebbero inesorabilmente corrosi dalla ruggine del nichilismo etico.)

Questo insieme di convinzioni di natura sociale, derivanti da certe visioni economiche, largamente diffuse, generano nei giovani il fastidio e la sfiducia verso ciò che devono imparare (“a che serve il latino, l’italiano, la filosofia?” ma anche “ la matematica, la fisica, la biologia?”) e nella scuola un’affannosa e precipitosa corsa sempre verso nuovi metodi e contenuti che assicurino una pronta utilità. Ma una scuola ‘di qualità’ è quella che combina insieme tradizione e innovazione là dove serve e cerca l’utile attraverso la faticosa mediazione della conoscenza, da cui deriverà anche l’abilità pratica. Questa scuola produrrà sempre buoni risultati, anche se gli insegnanti non saranno ‘tutti e soli di qualità’.

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