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Una semplice storia di Natale

Da Fiaba


Sabato 08 Dicembre 2012 13:46 Scritto da Dora Millaci

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Nella piccola cittadina di Higen, si conoscevano tutti e qui, le notizie correvano più veloci della luce.

Nonostante fosse dicembre, l’anziano signor Teobert amava stare seduto all’esterno dell’unico bar del paese e osservava l’andirivieni dei passanti. Faceva finta di niente, sbuffando con la sua enorme pipa ma nulla gli sfuggiva.

Così, quando il piccolo Jakob cadde nelle gelide acque del lago per aiutare il suo amatissimo cane, fu il primo a saperlo. La notizia si sparse a macchia d’olio.

Purtroppo, a causa delle basse temperature, si ammalò.

“Sarà solo un po’ di raffreddore” esclamò un’anziana signora “Quel ragazzo ha una costituzione troppo delicata. E’ sempre pallido, magrolino; mangerà poco”.

“Povera donna sua madre” continuò un’altra che si reggeva a malapena aggrappata a un bastone “Quel disgraziato del marito, l’ha abbandonata quando era incinta e adesso è costretta ad ammazzarsi di lavoro. E’ a servizio dalla signora Lienhard, quella vecchia megera”.

Passarono i giorni e il ragazzo non migliorava, anzi erano comparsi nuovi sintomi.

Il medico del paese lo andò nuovamente a visitare “Qui serve uno specialista” disse alla giovane madre.

“Come faccio!” esclamò disperata portandosi le mani al volto “Sa bene che non ho i soldi per pagarlo. Non me lo posso permettere”.

L’uomo scosse il capo e sospirando, posò una mano sulla spalla della donna “Vedrà che in qualche modo faremo”.

Nel paese Jakob e sua madre, erano molto ben voluti e così, quando al dottore venne in mente di fare una colletta, quasi tutti accolsero l’idea con entusiasmo. Solo una persona la più facoltosa, non la prese bene: La signora Lienhard. Iniziò anzi a lamentarsi con tutti e a gran voce esclamava: “Non bisogna mettere al mondo figli, se non si possono mantenere”. Nel cuore della donna c’era tanta rabbia, quella di chi il destino ha negato qualcosa. Nonostante tutti i suoi soldi, infatti, non era riuscita ad avere un erede.

Il fedele amico, il cane del ragazzo non lasciava mai il suo capezzale. Era sempre accucciato ai suoi piedi. Ogni tanto alzava il muso, scrutava in giro e poi con occhi tristi, si riaccucciava.

Fortunatamente la somma raccolta bastò e fu chiamato il primario di un grande ospedale.

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In paese c’era trepidazione per l’esito della visita. Diverse persone si erano sistemate all’esterno dell’abitazione in attesa e il fumo della pipa del signor Higen si elevava tra le teste. Il vociare fu interrotto da un urlo straziante. La notizia raggelò i presenti più del vento freddo. Il ragazzo aveva i giorni contati.

Il Natale era alle porte, ma quell’anno nessuno si sentiva in vena di festeggiamenti. I preparativi non portavano alcuna gioia, perché i cuori delle persone erano gonfi di dolore. Solo la signora Lienhard, completamente indifferente allo strazio della madre di Jakob, la costringeva a lavorare.

“Dobbiamo preparare un bell’albero, più grande di quello dell’anno scorso” sibilava tra i denti soddisfatta del dolore della donna.

Quella sera, nel delirio della febbre alta, l’unico pensiero del ragazzo, era per sua madre “Non posso farti un regalo quest’anno” sussurrò con un filo di voce “Mi dispiace tanto, mamma”.

La donna con le lacrime agli occhi, lo accarezzò “Stai tranquillo e cerca di guarire”. Le parole la soffocavano, tanto era la disperazione.

Era la vigilia di Natale e il piccolo voleva a tutti i costi donare qualcosa a sua madre. Sapeva che non gli restava molto tempo e così, prese carta e penna e scrisse. Scrisse parecchio, come ispirato dal cielo. La stanchezza però prese il sopravvento, tanto che alla fine il foglio gli cadde dalle mani e volò giù dal letto. Quel gesto d’amore, fu l’ultimo che riuscì a compiere. I suoi occhi si chiusero per sempre, mentre il campanile batteva la mezzanotte. I rintocchi più tristi per il paese.

I singhiozzi della madre fecero accorrere il vicinato, che si raccolse attorno a lei, che stringeva forte a sè il corpo inerte del figlio e pregava disperata, chiedendo al Signore una spiegazione.

“Perché mi hai portato via il mio unico figlio?” urlava tra i singhiozzi.

Il parroco del paese si avvicinò e disse: “Non tutto c’è dato da sapere. Il Signore ha progetti che noi non conosciamo”.

Il cane cominciò ad abbaiare così forte e insistentemente che tutti si voltarono e notarono davanti alle zampe dell’animale, un foglio ripiegato.

Un ragazzino lo prese e iniziò a leggere a voce alta.

Nella stanza tutti ammutolirono. Quelle parole sembravano musica, melodia celestiale che tocca l’anima. Erano così belle, dolci e piene di passione. Non sembravano scritte da un bambino, ma da un angelo.

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Una strana, irreale atmosfera circondò l’intero paese. I cuori delle persone, anche i più duri, si sciolsero come neve al sole. In quella lettera c’era racchiuso lo spirito del Natale e dell’amore vero.

La signora Lienhard si fece largo tra la gente e accostatasi accanto alla povera madre, la strinse tra le braccia piangendo. “Perdonami per tutto il male che ti ho fatto e per come ti ho trattata. Da oggi cambierà tutto e sarai la figlia che non ho avuto. Verrai a vivere da me”. L’amore del piccolo era riuscito a cambiare anche l’animo più spietato.

Fu così, che le parole di Jakob divennero una delle più belle e commoventi canzoni del Natale; cantata ancora oggi non solo in quella cittadina, ma in tutto il mondo. Il fanciullo dal cuore puro aveva lasciato qualcosa di grandioso, non solo per la madre ma per l’umanità.

E il suo ricordo vivrà in eterno. 



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