Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM
EUGENIO SCALFARI 17/03/2014 Qualcuno avrà pensato alle magagne dell’età. Io invece ho pensato che quello apparso domenica sulle pagine di Repubblica fosse un articolo degno di un Eugenio tornato al massimo della forma. Oggetto delle sue meditazioni: «il riformismo radicale» del compianto Berlinguer. Per comprovare l’esistenza di questo ircocervo politico berlingueriano Eugenio ha citato alcune folgoranti e lungimiranti risposte del compianto tratte da un’intervista concessa al fondatore di Repubblica – insieme, due auguste colonne dell’Italia democratica e resistente – nell’anno di grazia 1980. Diceva il compianto: «Lenin ha identificato il partito con lo Stato; noi rifiutiamo totalmente questa tesi. Lenin ha sempre sostenuto che la dittatura del proletariato è una fase necessaria del percorso rivoluzionario; noi respingiamo questa tesi che da lungo tempo non è la nostra. Lenin ha sostenuto che la rivoluzione ha due fasi nettamente separate: una fase democratico-borghese e successivamente una fase socialista. Per noi invece la democrazia è una fase di conquiste che la classe operaia difende ed estende, quindi un valore irreversibile e universale che va garantito nel costruire una società socialista.» Chiosava allora il fondatore: «Mi pare che voi rifiutate tutto di Lenin.» Correggeva l’illuminato compianto: «No. Lenin scoprì la necessità delle alleanze della classe operaia e noi siamo pienamente d’accordo su questo punto. Infine Lenin non si è affidato ad una naturale evoluzione riformista ed anche su questo noi siamo d’accordo.» Questo dialogo fra dinosauri sulle sorti magnifiche e progressive di un «riformismo radicale», che genialmente, però, non si affidava «ad una naturale evoluzione riformista», aveva luogo in Italia, post-fascista da 37 anni, appena due anni prima di quel 1982 che vide i socialisti schiettamente socialdemocratici di Felipe González andare al potere in una Spagna post-franchista da 7. E tuttavia anche in Italia le cose avrebbero potuto risolversi magnificamente, se non fosse stato per un «miserabile» che cercava fanaticamente «di bloccare l’evoluzione democratica del Pci.» Il brigante era Bettino Craxi. Lo sprezzante giudizio invece veniva dalla bocca di Ugo La Malfa, che si sfogò confidenzialmente con Eugenio. Lo dice Eugenio, naturalmente. E può anche essere vero. In effetti il suo amico Ugo era piuttosto anzianotto a quel tempo.
MICHAEL KIRBY 18/03/2014 Con qualche decennio di ritardo rispetto ai comuni mortali, anche all’ONU si sono accorti che in Corea del Nord succedono cose strane e mostruose. Il presidente dell’apposita Commissione d’inchiesta sui diritti umani nella Repubblica Popolare Democratica di Corea, Michael Kirby, ha finalmente dichiarato, papale papale, che i crimini commessi dal regime nord-coreano sono paragonabili a quelli dei nazisti, del regime dell’apartheid e dei Khmer Rossi. Si sente davvero che l’ora è scoccata. Anche se mettere sullo stesso piano le malefatte del regime segregazionista sudafricano e i genocidi su scala industriale dei nazisti del Terzo Reich o dei Khmer Rossi fa sorridere. E però fa molto liberal. In ogni caso sono regimi morti e sepolti. Questo era l’essenziale. Perché parlare all’ingrosso e apertamente di «crimini comunisti», invece, avrebbe voluto dire stuzzicare una bestia ancora non del tutto spacciata. Ma vedrete che una volta morta e sepolta l’ONU saprà riscattarsi e con essa si mostrerà i-ne-so-ra-bi-le.
MAURIZIO MARTINA 19/03/2014 Il nuovo ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali si chiama Maurizio Martina. Del suo nome mi ero già dimenticato. Per quale serio motivo avrei poi dovuto ricordarlo? Tutti i ministri che l’hanno preceduto, che fossero di destra, di sinistra o di centro, di sesso maschile o femminile, del sud o del nord, tutti hanno parlato all’unisono, come un libro, o per meglio dire, come un decalogo stampato: eccellenza, qualità, marchi Dop, e soprattutto – soprattutto – strada sbarrata agli Ogm. Anche il nuovo ministro, dopo profonde meditazioni e approfonditi studi, è convinto «che il modello agricolo italiano non abbia bisogno di Ogm: l’investimento sulla qualità ci consente di rafforzare un modello agricolo che evita di utilizzarli.» Questa convinzione è un postulato che ormai abbiamo tutti imparato a memoria: a noi non servono! Non servono e basta! E però io un quadrettino d’Italia, magari di nascosto, in nome della ragion di stato, e con l’aiuto dei servizi deviati, lo destinerei alle coltivazioni Ogm, giusto per prudenza, giusto per non dover sentirsi dire un giorno, da una nuova serie di ministri benpensanti, che abbiamo perso vent’anni, che siamo un paese retrogrado e magari clerico-fascista.
KYLIE MINOGUE 20/03/2014 Il nuovo video della “cantante, compositrice, attrice, stilista e produttrice discografica australiana” (Wikipedia dixit) è super hot, e nessuno, scommetto, l’avrebbe mai potuto immaginare. Nonostante gli ormai quarantasei anni, infatti, Kylie ha voluto rispondere in grande stile alle sfide lanciatele dalle varie Beyoncé, Rihanna, Lady Gaga e via sculettando. La musica di “Sexercize” non si discosta da quella delle altre gattine: un miagolio ossessionatamente ripetitivo, meccanico, tribale, tipo disco rotto che si incanta, come si diceva una volta, ai tempi del vinile. Ma adesso, chissà perché, regna la perversione e l’effetto piace, specie se occupa il pezzo dall’inizio alla fine. Anche in questo sexy video musicale sarete colpiti dai volti serissimi della star e delle sue compagne di contorsioni, inarcamenti, toccamenti e ammiccamenti: in questo smaccato esibizionismo sono così comprese di sé, così sussiegose, che l’esito delle loro fatiche risulta straordinariamente comico. Almeno a chi abbia ancora conservato un sano senso del ridicolo.
CORRADO AUGIAS 21/03/2014 Questa storia del Cavaliere che non può più essere Cavaliere ci fa veramente rotolare dal ridere. Anche il frigidissimo Corrado Augias – che pure quando ridacchia o sorride emana quel qualcosa di indefinibile e poco naturale che fa piangere infallibilmente ogni bambino innocente – anche il gelido Corrado, dicevamo, ha voluto ribadirlo: «Berlusconi è un interdetto e un condannato quindi non può tenersi il titolo di Cavaliere». Cavaliere starebbe per «cavaliere del lavoro», onorificenza che non ha mai fatto entrare nessuno nella leggenda. Anzi, si può dire che a un onesto «cavaliere del lavoro» in quanto tale la via della fama imperitura sembra preclusa per natura. All’aspirante Cavaliere della Valle Solitaria o dalla Triste Figura occorre invece un alone; tenebroso, luminoso, eroico, tragico o tragicomico che sia; e una vena di megalomania. Anche un filibustiere può aspirare al Cavalierato nel senso più cavalleresco e romanzesco e vero del termine; un «cavaliere del lavoro», mai. Il Cavaliere, cioè Silvio, queste malattie le ha proprio tutte, non c’è alcun dubbio. I suoi seguaci infatti non ne hanno mai dubitato. I detrattori, pure. E allora perché adesso hanno cambiato idea?
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