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Una settimana di “Vergognamoci per lui” (61)

Creato il 18 febbraio 2012 da Zamax

Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM

 

GIORGIO NAPOLITANO 13/02/2012

In parte è scusato. Mezzo secolo almeno di sbobba cospirazionista, ancorché sussiegosa e antifascista, non passa senza incidere sul linguaggio comune. Tanto più se il passato è a falce e martello. Fatto sta che sul naufragio della nave Costa Concordia, per una specie di riflesso pavloviano, ha parlato come se fossimo di fronte ad un’impresa terroristica o mafiosa: “è necessario continuare ad indagare per fare piena luce”, ha detto con tono istituzionalmente allusivo. Facciamo le corna. Non vorrei che i magistrati si sentissero in dovere di scrivere una pagina decisiva della storia d’Italia, che una prosaica, meschina e magari grottesca verità non potrebbe mai contemplare. Si comincia così e poi si arriva al «terzo livello». E poi ai «servizi deviati». E dopo trent’anni ai «misteri di stato», ossia ad un nulla molto suggestivo.

 

MONS. LUIGI BETTAZZI 14/02/2012

Il vescovo emerito di Ivrea, famoso per dire sciocchezze molto in sintonia con lo spirito del mondo, e per questo ben pubblicizzate, pensa che Ratzinger abbia intenzione di dimettersi “anche se l’hanno smentito”: Però, continua Monsignore, “un vecchio cardinale mi diceva sempre: se il Vaticano smentisce vuol dire che è vero. Io penso che lui si senta molto stanco; basta vederlo, è uno abituato agli studi”. Sarebbe appena il caso di ricordare a sua eminenza che alla luce della ben temprata dottrina cattolica, sprizzante calore ed ottimismo, esiste la Provvidenza; che non è il caso di essere troppo in ansia per il domani, perché il domani prenderà cura di se stesso: a ciascun giorno basta il suo affanno; che Dio la sa molto più lunga di noi; che Dio conosce i nostri bisogni; che Dio prova; che ciò che è impossibile all’uomo è possibilissimo a Lui; che il papa, fintantoché non gli arriverà una telefonata diretta ed inequivocabile dal settimo cielo, o gli si presenterà un angelo in veste bianca, avrà la ferma intenzione di fare la Sua volontà, Sua di Lui; che fare il contrario sarebbe una cosa da presuntuoso o da uomo di poca fede; che Joseph Ratzinger è stato eletto papa sette anni fa, e già allora non sembrava molto in palla; che Dio ha certi modi del tutto naturali per porre fine alla carriera dei suoi servitori; e che anche quelli – questo è il bello – s’iscrivono nel cerchio magico e pieno di promesse della Provvidenza. Allegria, chiacchieroni!

 

MARTA VINCENZI 15/02/2012

Ha un diavolo per capello il sindaco di Genova, dopo essere stata trombata alle primarie del centrosinistra dai compagni della sua città, che le hanno preferito il fighetto Marco Doria, l’aristocratico rosso cresciuto in una famiglia dove, a detta del rampollo, la politica era considerata – indovinate un po’, zotici – «il più nobile degli impegni». Inviperita come una signora piantata di punto in bianco dall’amante, su quei borghesucci maschilisti dei suoi ex ha schizzato veleno con un tale incantevole brio che l’ho riscoperta femmina, di colpo.

 

ADRIANO CELENTANO 16/02/2012

La più grossa scemenza combinata al suo personalissimo Festival di Sanscemo è stata quella di non rendersi conto che oggi Berlusconi se ne sta buono in panchina. Privato di un bersaglio, anzi, del solo bersaglio che ne nobilitasse le castronerie apocalittiche, è rimasto privo di difese. Non serve più a niente, Adriano. Pronto per la discarica. Ai compagni democratici si sono improvvisamente aperti gli occhi: patetico, qualunquista, un vero e proprio imbecille. Sul suo collo è calata la mannaia. E tra le righe delle intemerate dei nuovi censori si può persino leggere un’intuizione rivoluzionaria: Adriano il predicatore, alla fin fine, è un prodotto culturale del berlusconismo. Vedrete, qualcuno arriverà a dirlo.

 

QUELLI CHE «NOI NON SIAMO LA GRECIA» 17/02/2012

Il Patto di Varsavia è defunto da più di vent’anni, ma in Italia c’è ancora chi parla tranquillamente di percentuali «bulgare». Se fossi bulgaro a me a questo punto gli zebedei girerebbero vorticosamente. Tenete conto che i bulgari sono slavi di antichissima stirpe turco-mongola: non so quindi cosa succede quando s’incazzano veramente. I sudamericani invece possono tirare un sospiro di sollievo: il paradigma dei paesi cialtroni è ora la Grecia. Giornalisti, politici, economisti – persino quelli che fraternizzano con gli ellenici contro le implacabili teste di crucco teutoniche – al primo vago sentore di un raffronto con la situazione italiana drizzano la schiena e la testa, quasi fossero colpiti in pieno dalla muta espressività di una scorreggia particolarmente penetrante, e precisano: «ma noi non siamo la Grecia». Il che, se non è falso, non è certo più elegante di quel «nosotros no somos Italia» che un bel giorno, non tanto lontano, potrebbe arrivare a deliziare i nostri orecchi: vero presidente Napolitano?


Filed under: Giornalettismo, Umorismo, Vergognamoci per lui Tagged: Adriano Celentano, Giorgio Napolitano, Grecia, Luigi Bettazzi, Marta Vincenzi

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