Magazine Maternità

Una settimana piena.

Da Suster
Evviva evviva! E udite udite.
Lo so che al mondo può anche non interessare gran che, ma oggi si celebra la riconquistata libertà di gestione dei tempi e degli spazi.
E fatemela godere finché ce n'è, che tra qualche mese piangerò di nostalgia ripensando a quando potevo permettermi tanto.
La porta di camera chiusa e io a scrivere cose futili sul mio blog. Nessuno che mi interrompe con frasi tipo: "Mamma, ma 'ccuda, io voglio vede'e Pimpaelasuapaperina!" (tono da povera bimba incompresa e frustrata nei desideri, come se non l'avesse mai visto, quel dannato video. Al punto che io stessa ho imparato a memoria le battute e gli spezzoni musicali. Grave.)
Insomma, questa cosa del posto letto al nido è fantastica perché mi permette di godere gli spazi di casa.
In genere quando metto a letto lei finisco confinata nello spazio angusto della nostra cucina sbilenca, appollaiata su una sedia, che non è comodo, a fare cose che farei volentieri sbracata su un letto, o magari su un ipotetico divano, in un ipotetico salotto. Lusso per pochi, finora soltanto il vago miraggio di una terra promessa che per qualche tempo si è lasciata intravedere, per poi allontanarsi...
Sì, sto parlando di nuovo di una casa. Della casa, di cui forse un giorno parlerò per benino a mo' di autoterapia, quando sentirò di aver del tutto metabolizzato il lutto della perdita. Sto pensando (ancora) a "quella" casa, a cui abbiamo rinunciato.
Ma insomma, l'importante è avere un tetto sopra la testa no? No?
E quello ancora non c'è crollato addosso, no.
Per ora.
Ma mi dimentico fin troppo facilmente quant'è duro pan lo scendere e salir per queste scale (che Mimi ha battezzato "Panzulle", non chiedetemi perché) quando è inverno e sai che in casa troverai solo il momentaneo sollievo di chi viene da fuori, prima che il freddo ti penetri nuovamente nelle ossa e tu sarai costretta ad accendere il forno per salvarti dall'ibernazione casalinga.
Un altro inverno qui non lo faccio, ripeto sempre ad ogni nuovo inverno. Ma guarda: siamo già a otto inverni, e salvo qualche bronchite saltuaria, siamo ancora vivi.
Sopravvissuti anche a questa lunga malattia di Mimi, che oggi, dicevo, certificato medico di ammissione alla mano, è rientrata, con mio grande sollievo e sua insperata impazienza, al nido "dagli amici", e per l'occasione si è voluta mettere un vestitino rosa con fiori e merletti che non sapevo nemmeno di avere (parte degli stock rimediati da mia madre ai vari mercatini dell'usato che metto da parte perchè sempre immancabilmente fuori taglia, e poi dimentico) e andava rimirandosi felice come solo una bambina di due anni sa essere e ripetendo convinta: "Mamma, guadda: sono popio una pincipetta! Sono popio la Pincipetta 'Ccopa!" Sì perchè ora il suo alter-ego principesco ha un nome: e il suo nome è Principessa Scopa... Mah! I doppi sensi non sono ammessi, prego.
E comunque era ora. Abbiamo esaurito fantasia, energia, e buona volontà.
Abbiamo giocato col didò, dipinto un quadro, fatto le collane, preparato la cena (lei ha tagliuzzato un fungo nel tempo in cui io ne ho affettata una confezione), fatto la pizza, fatto l'albero di Natale, indossato le collane di mamma, letto più volte l'intera nostra biblioteca casalinga, fatto una torta, dipinto le farfalline di pasta, fatto il pane, colorato ancora, travasato secchiate di nocciole, fatto il bagno agli animali e guardato Olivia Paperina allo sfinimento.
Nel frattempo è passata una settimana più o meno infruttuosa, tra febbri, antibiotico, conseguenti diarree, fiumi di cacca, ritorno al pannolino, piumoni da lavare, pioggia torrentizia che mi ha impedito fulminei blitz alla lavanderia, crisi di nervi legate all'assenza di lavatrice in casa, notti praticamente all'addiaccio, ricerche spasmodiche di coperte volatilizzatesi nel nulla, telefonate ad amiche ex-coinquiline per chiedere se, fosse mai, per caso non avesse preso con sé sbadatamente una nostra coperta di lana pesante non più pervenuta, risposte che, no no, io non ce l'ho, avete guardato bene nello sgabuzzino?, gite al mercato ad accattare di corsa un piumone, notti ancora tutti e tre nel lettone per evitare di disperdere il nostro prezioso calore corporeo più due felini scalda-piedi, telefonate continue ad agenzie e visite pomeridiane sotto la stessa pioggia torrentizia che "mi tieni la pupa per favore una mezz'ora c'ho da andare a vedere una casa", altre corse in farmacia a (ri)comprare l'Enterogermina. Cose così.
E' che dicembre finisce sempre troppo in fretta, e uno si fa troppe illusioni di poteri riuscire a fare troppe cose.
Ti frega, sì, anche perché ci sta sempre di mezzo almeno una settimana di malanni, guarda un po', tutti gli anni è lo stesso.
Per esempio mi sarebbe piaciuto portare Mimi alla biblioteca dei piccoli di Lucca, e per l'occasione fare un giro per la città.
Poi vorrei trovare casa, magari, che io non mollo.
Poi avrei tante cose da scrivere sul blog, che mi vengono in mente sempre mentre sono in bicicletta e le trovo cose molto degne di nota e attenzione, se non è una ripetizione usarli entrambi, peccato che poi mi manca il tempo e la presenza mentale per dar loro una forma compiuta e scritta e lineare, e così prendo nota e loro si accumulano.
Poi vorrei portare a stampare le foto del 2011, che ho messo sulla pennina da circa un anno, aspettando di avere i soldi (ah ah!) per portarle dal fotografo.
Poi vorrei finire l'album dei primi due anni di vita di Mimi (e guardate, questa settimana ho finalmente finito di riempire quello della nostra vacanza estiva dell'anno scorso! Wow!)
Poi volevo realizzare un (tardivissimo) calendario dell'avvento (tanto lei non è che si formalizza se lo faccio iniziare a scoppio ritardato), perché lei continua a dirmi: "Che bello il nostro albero mamma! Natale sarà felice quando viene!" intendendo, credo, Babbo Natale, e mi piacerebbe dare un'idea del tempo che occorrerà aspettare prima che "Natale" venga a farci visita. Non l'ho fatto prima perché... stupidamente pensavo non fosse in grado di apprezzare al pieno il senso dell'attesa, ma mi sbagliavo, e ora rimedierò. Lo faccio eh, promesso (ormai domani).
E a proposito di calendari, avrei un conto in sospeso con un'amica blogger che aspetta da circa un annetto... lo faccio, giuro! (sob!)
Poi programmavamo di andare una domenica all'acquario di Livorno, visto l'entusiasmo da lei dimostrato per gli acquari. Rimandato, per ora, che ci abbiamo un po' di spese in sospeso, e non è ora per i surplus.
Per esempio ci avrei ancora da pagare la retta del nido di ottobre e l'affitto di casa di dicembre, la bolletta del gas che scadeva oggi, la multa di 700 e passa euro per lo scontrino fiscale smarrito (perchè lui sostiene di averlo fatto, così ci tocca pagare pure le spese per la contestazione rigettata), la seconda rata della spazzatura che scadeva a ottobre, l'assicurazione della macchina che... va be', non è mica colpa nostra.
Sentite questa: l'amico fidato di amici che "guarda è proprio un bravo ragazzo, e poi ha bisogno di ingranare, gli va data fiducia, vi fa un prezzo buono etc etc" è andata a finire che ci ha solato 700 e passa euro (sì, ancora: sarebbe da giocarsela al lotto 'sta cifra) e mai ricevuto il tagliando dell'assicurazione. Dopo svariati mesi ci viene in mente di indagare, ma lui è ormai irreperibile. Vien fuori che ha diverse denunce per truffa, e non ultima quella da parte della compagnia assicurativa per cui lavora... va be', ma allora ditelo, cazzarola! Se non è sfiga questa... come? Dite che è anche idiozia? Magari un po'. Vatti a fidare più degli amici di amici.
E' che il beduino si rifiuta di pagare l'assicurazione più di quanto non abbia pagato l'auto... difficile obiettivo, se si considera che il catorcio ce l'han tirato dietro e a momenti ci pagavano per portarcelo via.
Ma comunque il catorcio richiede una ripassatina dal meccanico, perché al mattino con il freddo si rifiuta di partire.
Non che io prenda la macchina senza assicurazione eh! Mmmmh...
Va be', come non detto.
E poi dovremmo pure andare a Roma per le feste... Pro memoria per me: sistemare la questione "auto" prima della partenza (no! Il treno nooooooo! Vi prego!)
...
Il regalo alle maestre! Oh, cazzo! Quasi dimenticavo!
Dite che va bene anche un "pagherò"?

Una settimana piena.

Femminile singolare


Una settimana piena.

Lei e il boa

Una settimana piena.

albero sbilenco

 

Una settimana piena.

Mimi concentrata a metter palle

Una settimana piena.

I grappoli di palle assemblati da Mimi


Una settimana piena.

Una settimana piena.

Una settimana piena.

Mamma a me piacciono tolo i chicchi.


Una settimana piena.

Si fa quel che si può...



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