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Una signora da favola

Creato il 17 maggio 2012 da Bagaidecomm @BagaideComm
UNA SIGNORA DA FAVOLAÈ finita come doveva finire. Con uno dei più classici e sospirati “the end” arichivierei il campionato di Serie A appena concluso e vinto, ribadisco meritatamente, dalla Juventus. È stato l'anno della zebra questo è fuor dubbio. Ma alzino la mano quanti di quei tifosi della Signora o “esperti” del mondo pallonaro avrebbero scommesso un euro sui bianconeri! Nessuno, pochi: non fa differenza. La sorpresa è tanta come è tanta la soddisfazione dei supporters che ha letteralmente travolto in questi giorni l'Italia intera (e non solo...). Una juventinità ritrovata da Nord a Sud che è mancata molto in questi ultimi anni. Tralascerei i discorsi legati a Calciopoli (è una ferita che adesso può essere definitivamente rimarginata, seppur dettata da una “giustizia” data dal campo) o i sermoni legati ai tatticismi del grande artefice di questo successo mister Conte, presentato prima integralista, ribattezzato trasformista fino ad arrivare all'aggettivo di “camaleonitco”. mNiente di tutto ciò. A monte del successo bianconero c'è qualcosa di più che una lavagna con degli schemi disegnati sopra, che va oltre un senso d'ingiustizia (comunque mai sopito in questi 6 anni...) per quanto accaduto nell'era postcalciopoli. Il punto di partenza è stato sicuramente ritrovare un'identità, una connotazione, l'essenza juventina indispensabile per tornare ai fasti del passato. In questo il nuovo Stadio ha avuto un ruolo fondamentale, ha fatto da punto di contatto tra la squadra e tifosi, ha rispolverato un entusiasmo che anno dopo anno stava scemando vertiginosamente e che in molti s'interrogavano se fosse tornato, un giorno. Allo Juventus Stadium, la sera dell'inaugurazione, c'è stata la scintilla e la risposta offerta in seguito, per tutto il lungo percorso del campionato, da campioni e “gregari” è stata fragorosa. La carica, l'entusiasmo, l'orgoglio elementi spariti nelle ultime stagioni (e difficilmente captabili se non hai mai vinto nulla!) sono tornati come scariche elettriche e sono risultati decisivi quando “la tavola imbandita con lo scudetto è stata apparecchiata” e quando il duello con il Milan era stato indirizzato più verso i nervi che sulle gambe. Diceva Alex Ferguson (tecnico storico del Manchester United): ”facevo vedere ai miei giocatori per ore e ore le cassette della Juventus di Lippi e spiegavo: non guardate la tecnica o la tattica...quella ce l'abbiamo anche noi, voi dovete imparare ad avere quella voglia di vincere”. Proprio con la voglia di vincere si è compiuto il miracolo sportivo. Un'ambizione (ri)venuta fuori tutta d'un colpo figlia di chi nonostante avesse preso pesanti batoste è tornato a sentirsi protetto coccolato, SICURO. Conte lo sapeva bene, lui abituato al ruolo di centrocampista dove se ringhi meno dell'avversario rischi di perdere la partita già sul pullman in direzione del rettangolo verde, ha toccato le corde giuste indicando la via: Attaccare per non essere attaccati. Ha rigenerato Buffon, ha “profetizzato” Pirlo, ma soprattutto ha fatto sì che nonostante la tristezza dell'ambiente per il trattamento ricevuto da Alessandro Del Piero (oltre ogni limite dell'ingratitudine!), questi chiudesse come ha sempre fatto: a testa alta e con un trofeo in mano! È per questo che è finita come doveva finire.
Sebastiano Paterniti

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