Magazine Arte

Una Solitudine a più voci

Creato il 21 giugno 2012 da Theartship

Una Solitudine a più voci

La drammaturgia di Laura Forti

Elena Scalia. Il drammaturgo, figura professionale non riconosciuta in Italia, rientra a tutti gli effetti nella sfera dell’invisibilità alimentata dalla mancanza di spazi e dall’assenza di incentivi economici. In molti pensano che questa realtà “drammatica” sia il segno di una verità ancora più schiacciante: quella di una cultura che non “sente”, non chiede, non si domanda,  non cerca e forse non prova più “fame” di parole, di linguaggi, di storie e di idee originali e autentiche, uniche portatrici di nuova linfa vitale necessaria per uscire da una crisi economica ma soprattutto culturale ed esistenziale. Eppure, tendendo le orecchie e aprendo bene gli occhi, si scoprono numerose dimensioni e personalità artistiche che,  proprio per  non cedere al silenzio, fanno della verità il proprio strumento di lavoro.

Laura Forti è un’autrice teatrale che da molti anni lavora tra l’Italia e l’estero. Dopo essere stata notata da un’agenzia austriaca, la Kaiserverlag di Vienna, ha lavorato in molti paesi di lingua tedesca e poi soprattutto in Francia, i suoi testi sono stati tradotti e rappresentati in  Germania, Austria, Svizzera, Francia, Spagna, Inghilterra, Cile. In Italia ha ricevuto numerosi riconoscimenti, fra cui: Premio speciale della Critica E. M. Salerno con Le Nuvole tornano a casa nel 1998; Premio Betti con Pesach/Passaggio nel 2001; Premio Castello di Serravalle con Nema problema nel 2006; Premio all’Autore E.M.Salerno con La Badante/Una storia di fantasmi nel 2007; Premio Teatro e Shoah con Sulla pelle nel 2008. Molti testi sono stati pubblicati, fra gli altri, da Bulzoni, Moby Dick, Sipario, rivista con cui ha collaborato per alcuni anni.  Le sue opere sono state messe in scena da registi quali Lukas Hemleb, Yvan Garouel, Alain Batis, Massimiliano Farau, Pietro Bontempo. Da qualche anno collabora con il Teatro due di Parma (www.teatrodue.org) che quest’anno ha creato un focus d’autore proprio sul suo lavoro con tre testi in programmazione: Nema problema, Odore di santità e Tale madre tale figlia.

La drammaturgia di Laura Forti nasce in gran parte in seguito ad un “lavoro sul campo”: partendo infatti da storie realmente accadute  e da alcuni temi sociali, come le donne e l’immigrazione in Italia  o la guerra in Serbia, costruisce delle piecès in cui attraverso la relazione, l’incontro ed il conflitto i personaggi rendono partecipe lo spettatore dei propri mondi interiori, dilaniati da vissuti di sofferenza e costruiti con autentica ed acuta introspezione psicologica. In testi come le Nuvole tornano a casa e la Badante una storia di fantasmi la scrittrice riflette sulla condizione dell’immigrazione femminile. La prima opera tratta dell’incontro tra una prostituta albanese che vive reclusa in una stanza d’albergo e Cristina, una studentessa che fa le pulizie.  Sono entrambe sole ma lentamente tra loro inizia e si evolve un rapporto in cui si alternano conflitti e piccoli gesti di solidarietà fino a quando la cruda realtà le metterà a dura prova. Il secondo testo si concentra sul fenomeno delle badanti, costrette a lasciare paese e affetti per venire a occuparsi delle altrui case e famiglie; Svetlana, detta Caterina, da dieci anni presta servizio come badante da una Signora, ma l’arrivo della figlia, incinta, risveglia fantasmi, ricordi e conflitti irrisolti. Le protagoniste di queste vicende vivono “in gabbie” rappresentate molto bene dagli appartamenti e da stanze claustrofobiche, poco illuminate in cui le finestre sono quasi sempre sigillate e oscurate. La Forti entra nei luoghi dell’anima dando voce alle solitudini di donne che nonostante le diversità “sono invase” da rabbia e rancore per un’ infanzia rubata, per illusioni infrante, per il mancato amore di una madre, per l’assenza di un padre o per la condizione di povertà e di violenza in cui sono state costrette a vivere.

Pesach e Terapia antidolore, sono opere ispirate alla memoria ed all’identità familiare della drammaturga. Mentre nel primo lavoro l’azione si svolge durante una riunione familiare in occasione di una festività ebraica e si concentra sulla figura di  una Madre piuttosto ingombrante, sopravvissuta alla Shoah, in Terapia Antidolore  tre fratelli, molto diversi tra loro, affrontano la morte e il distacco dal Padre.  I personaggi spesso in preda alle proprie paure e sempre in lotta con i propri conflitti riescono alla fine a crescere e a non perdere la voglia di amare, accettano il dolore e la differenza dell’Altro anche se ne rimangono profondamente segnati.

Il vero fantasma , il motore di tutte queste storie è dunque la mancanza d’amore e l’umanità raccontata dalla Forti è fragile ma non si rassegna al silenzio, come infatti afferma la stessa scrittrice  verso nell’orecchio del personaggio tanto veleno quanto ne può contenere e poi lo osservo dibattersi, lo metto in difficoltà, gli scovo le debolezze all’interno della trama e nel rapporto con gli altri: non lo mollo finché non ha detto la “sua” verità, ha sputato l’anima, fino a quando l’esorcismo non si è compiuto. Senza vergogna dell’eccesso emotivo o della grandezza abnorme del corpo di un personaggio.

I monologhi come Nema problema, Odore di santità e Blu sono storie italiane che si aprono su “vite in corsa” che man mano svelano i loro segreti più oscuri, smascherando la solitudine di cui sono vittime e da cui tentano di mettersi in salvo. Infatti il primo testo della trilogia, ispirato ad una storia realmente accaduta, tratta di un giovane ragazzo italiano che  per caso si trova  a combattere la guerra  serbo croata, il secondo riflette un grido di dolore e di solitudine di un prete pedofilo, reso folle dagli abusi e dalla scissione con il proprio corpo e infine il terzo è la storia di crescita di una ragazzina del sud che sceglie di staccarsi da una madre oppressiva e dal paese natio per decidere finalmente di se stessa e della propria vita.

Nonostante l’autrice sottolinei la crudeltà delle relazioni umane non la sottopone a giudizio,  non scrive per dimostrare una tesi, per dire è giusto o sbagliato […] ma per far vedere lo sviluppo di un cuore, l’evoluzione di uno stato d’animo, il cambiamento di un pensiero. (http://www.lauraforti.it/interviste_41.html )

La Forti  analizza le dinamiche di una situazione sociale partendo dai sentimenti umani e dalla fragilità giocando sull’ironia e l’umorismo dei personaggi che provocano curiosità e simpatia perché inconsapevoli e spontanei. Questa drammaturgia caratterizzata da un linguaggio chiaro e diretto appassiona e coinvolge per i personaggi che, fortemente in contatto con il proprio dolore e con quello degli altri, svelano l’ incontro tra la persona e la propria sofferenza, in un corpo a corpo tra sè e i propri limiti.

Per approfondire la conoscenza dell’opera di Laura Forti si rimanda al sito  http://www.lauraforti.it/.

ù


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :