SEGRETO
KW2/1940
Filippo Manfredi De Blasis
febbraio 1944
La storia del nazifascismo in Italia è fatta da innumerevoli microstorie delle quali in gran parte si sono smarrite le tracce. Ma per capire l’intreccio profondo del fascismo italiano con il nazismo, la ricostruzione dei fotogrammi di vita di una serie di personaggi che operarono già prima dell’8 settembre 1943 e poi a cavallo tra la vicenda di Salò e i piani di distruzione e di guerra di Hitler, è fondamentale. Serve ad avere un quadro non sommario di ciò che rappresentarono veramente il nazifascismo nel nostro Paese e quell’aristocrazia nera che ne costituì l’ossatura unificante su tutto lo scacchiere europeo.
Herbert Kappler dopo la cattura (nostro archivio)
I nostro personaggio si chiama Filippo Manfredi De Blasis. Catturato a Bari il 29 ottobre ’43, è membro della Rete Invasione nazista in Italia, di cui abbiamo parlato ampiamente in ‘Lupara Nera’ (Casarrubea-Cereghino, Bompiani 2009). Doveva operare quindi dietro le linee alleate. Invece è arrestato e condotto al campo 020 nei pressi di Londra. Un campo di prigionia dove gli Inglesi custodiscono le spie nazifasciste provenienti da tutta l’Europa. Sottoposto a vari interrogatori, Manfredi confessa di essere stato una spia per Kappler. Sua moglie, la baronessa Anna Bergroth Von Winter, di origine finlandese, si era trasferita in Italia per ragioni di salute e viveva con il suo coniuge in piazza Farnese. Lei lavorava come giornalista e traduttrice, sebbene benestante.
Il barone Manfredi ha molte aziende agricole in Puglia, a Cerignola. Una di queste, estesa 250 ettari, produce grano, un’altra di 600 è un uliveto. Il suo patrimonio è stimato in decine di milioni di lire dell’epoca, mentre la sua fortuna personale in 20 milioni di lire. Il barone possiede uno yacht col quale scorazza in tutto l’Adriatico. La coppia frequenta l’aristocrazia tedesca residente in Puglia nonché gli ambienti nazisti romani o dell’Ovra. Lo zio della baronessa, ambasciatore finlandese a Roma , è in contatto con i fuoriusciti russi in Italia. Amico dei Manfredi era il colonnello De Carlo del Sim.
Nel febbraio ’43 la baronessa va in vacanza a Berchtesgaden, sulle Alpi austriache, dove Hitler tiene una villa. Una sera del febbraio ’43 si sentì male e sviene nel ristorante dove stav cenando con alcuni suoi amici e amiche. E’ soccorsa personalmente da Himmler che l’accompagna a casa con la sua macchina.
Tornata a Roma nel luglio del ’43, la notizia che la signora ha conosciuto Himmler si sparge tra tutta l’aristocrazia romana.
Il 29 agosto ’43 successivo Manfredi va a trovare Koehler a Roma, alle cinque del pomeriggio. I due prendono un tè e il barone confessa le sue preoccupazioni per le sue proprietà in Puglia. Teme che possano essere bombardate dagli Alleati. Koehler gli dice che i tedeschi avrebbero allestito una linea di difesa nella valle del Po e Manfredi offre l’aiuto di suo fratello che sta nel Veneto. Poi Koehler aggiunge che il barone può rendere qualche servizietto per i nazisti,. Ad esempio nascondere un sabotatore che sarebbe arrivato a breve dal Nord. Lo può impiegare come campiere nelle sue tenute. I due concordarono che appena arrivato il sabotatore sarebbe stato spedito a Cerignola.
La sera del 2 settembre il barone parte in macchina per la Puglia assieme all’avvocato La Rocca, un suo amico. Il 20 settembre arrivano nelle sue tenute due ufficiali del Sim. Uno di loro é il principe Lanza di Trabia, siciliano e suo amico personale. I due provengono da Roma. Sono passati per Pescara, vanno a Cerignola con l’ intenzione di attraversare le linee alleate. Manfredi si unisce a loro con documenti falsi in cui risulta come sergente Renato Lima. I tre a Bari si separano. Lanza e l’altro vanno a Brindisi e Manfredi il 23 settembre 1943 si reca a trovare il comandante dei Carabinieri di Bari e suo vecchio amico, il colonnello Geronazzo. Nel frattempo gli Alleati avanzano e arrivano a Bari e Cerignola. Manfredi torna nelle sue tenute e le mette a disposizione delle truppe alleate. Torna a Bari ogni fine settimana. Ma scrivono gli Alleati: “dal momento che era noto tramite fonti segretissime che Manfredi era in contatto con i servizi segreti tedeschi e faceva parte della Rete Invasione, iniziammo a sorvegliarlo”. Il 29 ottobre ’43 lo arrestano. A gennaio ’44 è già al campo 020 di Londra per spie. Dopo duri interrogatori confessa di essere stato in contatto con Koehler a Roma.
Manfredi, classe 1906, lavora per i servizi nazisti fin dal ‘42