di Alfonso Nannariello
Puntate precedenti I
Fatta che fu la foto all’uscita dalla chiesa, il corteo nuziale andò a piedi a casa di mio padre, accompagnato dagli auguri della gente uscita sulla porta.
Arrivati a casa, mamma forse ricevette una spilla d’oro e di smeraldi finti. Nel salone e nella cucina mangiarono con i parenti stretti.
Dopo si rassettò di nuovo la parte aperta della casa. Tra un rumore di cose spostate e un poco di fracasso, si preparò il salone per il rinfresco. Si misero le sedie intorno alle pareti. Con fogli bianchi si coprirono le fornacelle dove si sarebbe messa l’orchestrina e, in un angolo della cucina, sotto le scale che andavano da zie’ Lina, si sistemò un tavolo per i liquori e i bicchierini e un altro per le paste fresche e quelle secche, e per i biscotti fatti in casa con anice e coloranti.
Da un’altra parte si mise la bacinella coi confetti da distribuire, cinque a testa, con un gran cucchiaio d’argento avuto in regalo. C’erano pure i cartocci già belli e preparati con sopra i nomi degli invitati, ognuno confezionato calcolando il grado di parentela e il numero di quanti fossero quelli della sua casa.
Gli invitati arrivarono alle cinque. Il cielo era blu scuro, nella casa le luci necessarie erano tutte accese.
Anche se non riesco a figurarmeli, certo papà e mamma aprirono la festa col primo ballo. Non so se allora già si lanciassero coriandoli e stelle filanti sugli sposi.
Le donne di famiglia passavano i dolci e i liquori tra il muoversi disinvolto dei sorrisi, gli auguri di buona salute e il chiasso, tra il motivo di una mazurca e il giro del doppio passo.