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Una spinta conoscitiva

Creato il 20 febbraio 2013 da Casarrubea
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Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Francesco Paolo Magno sul recente libro che ho pubblicato con Mario J. Cereghino “La scomparsa di Salvatore Giuliano”. Naturalmente non vogliamo una lettura agiografica del testo, ma una valutazione obiettiva e sincera dei nostri lettori. Restiamo, quindi, aperti ad altri contributi.

L’editore Bompiani, nel mese di gennaio del 2013, ha pubblicato un volume, scritto da Giuseppe Casarrubea e da Mario Josè Cereghino (La scomparsa di Salvatore Giuliano, prefazione di Nicola Tranfaglia, Milano 2013).

    La sera del 22 giugno 1947 la banda di Salvatore Giuliano, con un infame e proditorio assalto, si avventava contro la sede della Camera Del Lavoro – Pci di  Partinico, procurando il ferimento di alcune persone e la morte di Giuseppe Casarrubea  senior, padre di uno dei due autori.

    Lo storico Giuseppe Casarrubea junior, quando avvenne l’azione terroristica, aveva l’età di quindici mesi. Quell’evento (come egli stesso ha raccontato in una sua commovente pagina) ne segnò la vita.

    Con la pubblicazione del volume sulla scomparsa di Salvatore Giuliano Giuseppe Casarrubea junior ha allentato il rovello che lo assilla dalla sua più tenera età.

    La pregnanza e la solidità scientifica della ricerca si accrescono e si consolidano,  proprio perché  poggiano e nascono da un avvenimento, che è cruciale nella vita di ogni uomo (per avere una parziale analogia si pensi al dolore di Giovanni Pascoli per l’assassinio di suo padre).

    Noi, con questa breve nota, intendiamo onorare la dignità e il sentimento di uno storico, che ha ricercato e continua a ricercare  la verità non solo per se stesso, ma anche per tutti gli uomini onesti. Essendo questo il nostro scopo, saranno sufficienti poche linee e poche indicazioni. Il valore pieno del libro potrà essere gustato e compreso da chi provvederà a leggerlo.

   Casarrubea rileva l’incapacità di certi storici accademici e di certi cineasti, che tra gli eventi non riescono ad individuare quelli che hanno un’incidenza significativa,  un peso sicuramente “oggettivo”, né sanno coglierne le connessioni ora palesi, ora nascoste. La carenza indicata nasce dal fatto che questi storici e questi cineasti sono sollecitati alla ricerca da esigenze  personali poco rilevanti e abbastanza superficiali. Ha ragione il Croce, quando sostiene che la vera storiografia (e, potremmo dire, la vera conoscenza) nasce sempre dalle più profonde esigenze personali di chi ricerca: solo la presenza di queste profonde esigenze personali rende significativo e autenticamente “oggettivo” ogni approccio conoscitivo. Se non muove da esigenze di questo tipo, la ricerca si manifesta come una comunicazione arbitraria, capricciosa, inconcludente.

    Eccezionale è la capacità, con cui Casarrubea scopre le connessioni reciproche di alcuni fatti e di alcuni personaggi, anche quando questi fatti e questi personaggi sono distanti tra loro nel tempo e nello spazio. Solo chi possiede una particolare attitudine cognitiva (precisamente uno sguardo mentale spiccatamente sintetico) può conseguire risultati di questo tipo.

    Ammirevole è anche la capacità e l’acutezza, con cui gli autori individuano le incongruenze, presenti in tanti documenti scritti e in tante testimonianze orali, che riguardano la figura e le vicende di Salvatore Giuliano. Esemplare, per le sue evidentissime illogicità e per il suo andamento spesso reticente è la testimonianza – deposizione del capitano dei CC. Antonio Perenze davanti alla Commissione antimafia, nel maggio del 1969. Su questa Casarrubea compie una rigorosa, scientifica “anatomia” (pagg. 266-273).

    Il contenuto del libro non può essere esposto, nè può essere riassunto, perché è costituito: a) dalla presentazione di documenti e di testimonianze, scritte e orali; b) da un serrato, continuo ragionamento su questi documenti e su queste testimonianze. Possiamo solo dire che il volume, dal principio alla fine, tiene desta l’attenzione e la curiosità del lettore : non è un libro freddo e asettico. Esso ha l’organicità e il rigore di un testo scientifico.

   Il moto di intima soddisfazione per le “scoperte”, che nascono dall’esercizio della ricerca e della riflessione, è accompagnato da un sentimento ora di dolore, ora di ironia, ora di rabbia : ecco perché la pagina degli autori si accende, e assume il colore e il sapore dell’Arte.

Francesco Paolo Magno

Palermo, 20 febbraio 2013


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