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Una vela italiana fra i ghiacci

Creato il 06 agosto 2012 da Yellowflate @yellowflate
Una vela italiana fra i ghiacci

Il passaggio a Nord Ovest

Il vento, il mare e il ghiaccio ci chiamano e non possiamo negarci»: è il primo messaggio, dopo la partenza, di Giovanni «Nanni» Acquarone, velista torinese che sta percorrendo la mitica rotta del Passaggio a Nord Ovest su «Best Explorer», barca in acciaio di 15 metri progettata e costruita in Italia per l’Arctic Sail Expeditions. L’equipaggio, oltre ad Aquarone, è composto da sei appassionati di vela e amanti dell’avventura: Roberto Oberti, Danilo Ronco, Paolo Ivaldi, Silvano Cova e Salvatore Magri; quest’ultimo è il più giovane laureato del Politecnico di Torino che, dopo un lavoro all’Ibm, ha cominciato a navigare e a rischiare pioggia e vento, per un’innata passione del mare.

Nanni sta realizzando il suo sogno e lo racconta online ai lettori di un quotidiano di Torino. E’ partito a fine maggio da Tromsø, in Norvegia, per un fascinoso viaggio che tocca l’Islanda, per poi risalire la costa occidentale della Groenlandia, fino ad inoltrarsi nel labirinto dell’arcipelago del Nunavut, a Nord del Canada e prosegue lungo la bassa costa dell’Alaska per scendere oltre lo stretto di Bering fino, a raggiungere, probabilmente entro la metà di ottobre le isole Aleutine, nell’Oceano Pacifico.

Il Passaggio a Nord Ovest, mai tentato da un’imbarcazione italiana, è la rotta

Una vela italiana fra i ghiacci
che collega l’Atlantico al Pacifico, passando a Nord del Continente Americano, tra i ghiacci dell’Oceano Artico. Il Passaggio in senso stretto è di circa 5 mila miglia marittime, che sono state definite la rotta più difficile del mondo, perché i ghiacci, anche se viviamo l’era del riscaldamento globale, sono presenti lungo tutto il percorso, anche d’estate, e possono bloccare la navigazione.
La rotta fu percorsa per la prima volta dal norvegese Amundsen dal 1903 al 1906, tre anni nei quali si dedicò anche a molte importanti osservazioni scientifiche. In uno degli ultimi comunicati, i navigatori parlavano dell’entusiasmante incontro con le balene della Groenlandia o Balene Franche. «Un mare che pare olio da quanto era calmo e il rumore del loro respiro. Come sembrano possenti e indifferenti alla nostra presenza!»; così scrive Nanni. Nella tappa successiva, dovranno ritornare nella Baia di Baffin, tra qui e la Groenlandia, risalire verso il Lancaster Sound e, seguendo la rotta verso ovest, che li condurrà fino al Peel Sound. Da qui  proseguirà verso Sud fino a Gjøa, lungo la rotta percorsa da Amundsen, con la barca chiamata appunto Gjøa nel suo viaggio del 1903.

Una vela italiana fra i ghiacci
L’equipaggio ha comunque sfruttato la sosta a Pond Inlet, un insediamento di 1600 abitanti sparso su una collina della costa tra la grande isola di Baffin e la più piccola di Bylot, per  incontrare i responsabili dell’istruzione e consegnando loro il lavoro preparato dai ragazzi dell’Istituto Sociale di Torino, dove Nanni Acquarone ha studiato da giovane, per lo scambio culturale con i ragazzi Inuit. A quelle latitudini le case sono illuminate dal sole anche la notte. Insomma, il viaggio continua. La parte più dura deve arrivare, ma loro hanno vele da tempesta e una barca ben attrezzata, coraggio e voglia di ignoto. Cosa che nessuna tecnica può dare.


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