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Una vita nell’Arma… a difendersi: la storia del carabiniere Marcello Turetta (prima parte)
Creato il 04 febbraio 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminaleQuesta è una storia la cui pubblicazione ha subito non poche difficoltà. E’ una storia simile per concetto ad altre: si parla di mobbing e d’ingiustizie, in luoghi che forse più di ogni altri sono deputati all’esatto contrario. Succede anche qui e Notte Criminale ne parla.
Marcello Turetta, vittima del dovere secondo i reperti e le documentazioni esistenti dal 2007, ma non secondo il Comando di Anzio, presso il quale Marcello operava allora. Una storia che apre uno squarcio nella giustizia – un altro - e che svela dei meccanismi non proprio corretti in un Corpo votato alla difesa dei cittadini.
Ventisei anni di servizio e di fedeltà all’arma non sono bastati a Marcello Turetta, carabiniere scelto in congedo dal 2007, per le conseguenze del reato cui è stato vittima a Campoverde (LT) insieme a un suo collega durante un inseguimento.
Né è bastato evidentemente, come prova della sua dedizione, l’attentato subìto in Sardegna in provincia di Nuoro nel 1992, quando la sua auto esplose sotto una carica di gelatina alla nitroglicerina. (Fonte Ansa Cagliari-17/8/1992). L’attentato fu poi rivendicato con una telefonata alla redazione cagliaritana dal gruppo ''17 novembre'' caduto sotto le parole dei pentiti nel 2002: 23 vittime in 27 anni.
Tuttavia Marcello non ha ricevuto mai aggiornamenti delle eventuali indagini svolte e la procedura come vittima del dovere per questo evento è ancora in corso. Durante l’intervista telefonica, tesa a chiarire l’intera storia, il peso della vicenda più recente trapelava denso tra le pause, la cronologia dei fatti e le loro spiegazioni.
Un tono accorato ma allo stesso tempo fermo e attento a ricordare tutti i fatti minuscoli e grandi che hanno contraddistinto la sua vicenda sin da quel giorno dell’inseguimento.
Il ferimento di cui è stato vittima nel 2007, mi conferma sia avvenuto durante un'operazione di servizio?
Su segnalazione della Centrale operativa agganciavamo un veicolo in fuga sulla Nettunense (strada stradale del litorale romano ndr.), veicolo già inseguito da altra pattuglia dei CC al cui alt in precedenza non si era fermato, tentando di investire gli stessi operanti. Confermo, dunque, che l’inseguimento in servizio è terminato dopo circa un’ora con lo speronamento del mio mezzo di servizio, proprio mentre scendevo dallo stesso facendomi così richiudere lo sportello addosso con un forte urto. A tale episodio hanno partecipato altre macchine dei CC e della PS Stradale di Albano che ha poi rilevato i luoghi dell'impatto del sinistro
L’incidente le ha creato delle conseguenze fisiche?
Si, le lesioni successive al fatto, mi hanno portato a subire un intervento chirurgico alla colonna cervicale con protesi, nel tentativo di recuperare il movimento dell'arto superiore sinistro ormai paralizzato.
Quali sono di norma i passi successivi che la sua amministrazione, secondo la sua esperienza e conoscenza, avrebbe dovuto compiere?
Il Comando avrebbe dovuto iscrivere il nominativo dei militari feriti entro 24 ore dall'episodio, nel "registro degli infortuni" previsto per legge, la immediata successiva comunicazione all'autorità di PS (commissariato di Anzio) e il servizio prevenzione infortuni lavoro della ASL di Anzio, i quali interpellati da parte mia tramite atti amministrativi, dichiaravano per iscritto di non aver ricevuta alcuna segnalazione di infortunio.
Marcello continua il racconto parlando anche di chi ha commesso il sinistro, tale Carpentieri Antonio contro cui Marcello si è costituito parte civile.
Nell’ultimo processo svoltosi a ottobre 2011, in cui altri colleghi hanno testimoniato sull’inseguimento, la parte ha spostato le accuse da lesioni dolose a tentato omicidio.
Il 9 febbraio si terrà altra udienza in cui il test principale, collega di Marcello e autista durante l’avvenimento, sarà costretto a testimoniare).
La storia, pubblicata già in parte a novembre del 2010 sul quotidiano pontino “Latina Oggi”, è ancora ferma all’ennesimo ricorso chiesto da Marcello e il suo avvocato (il terzo ad oggi) affinché si riapra un’inchiesta.
Anche se proprio in questi giorni si è aperto uno spiraglio di cui vi parleremo nella seconda parte dell’intervista.
È un’inchiesta aperta tutta dentro l’Arma e quindi di difficile soluzione, ma raccontarla è utile anche per aprire una riflessione fuori e dentro questi organi. ( continua )
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