Una volta, essere ignoranti era una vergogna, e il fine di un individuo, se e quando ne aveva la possibilità, era di affrancarsi da una simile condizione. Si studiava. Si leggeva. Si tentava con ogni mezzo di abbandonare questo stato per approdare a qualcosa di meglio.
Una volta.
Sembra che le cose siano cambiate a tal punto che l’ignoranza non è considerata tale, ma si cerca solo di acchiappare i privilegi, o meglio certi privilegi, in ogni modo. E i risultati sono concreti e visibili a chiunque.
Come scriveva George Orwell: “L’ignoranza è forza”.
Che cosa è successo non è difficile da comprendere. Certo, la televisione e via discorrendo. Soprattutto, abbiamo scelto.
Non ho mai creduto che la televisione sia l’origine di tutti i mali; è un modo abbastanza raffinato (ma c’è di meglio) per assolverci. Credere che il male sia là fuori, mentre invece alberga in noi, dialoghiamo con lui anche nel sonno, e a volte lo abbracciamo.
Perché è affascinante.
Un individuo sceglie una cosa anziché un’altra perché gli conviene. E la scelta cade su ciò che lo avvicina agli altri, invece di allontanarlo.
Esistono percorsi difficili che si affrontano in solitudine. Senza alcun tornaconto e successo. Lo si fa perché perché richiedono un impegno non comune. Perché piace l’idea di affrontarli.
Oppure perché esistono, e basta. Come lo scalatore che affronta la montagna perché “È lì”.