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Unbearable lightness

Da Allthebeauty
Unbearable lightnessFoto presa qui.
Ultimamente leggo molte biografie. Non so perché non riesco a trovare un romanzo che mi soddisfi e allora mi riverso nei retroscena della vita di personaggi più o meno famosi. Devo anche notare che buona parte di loro sono in inglese, non so se sia perché il mercato editoriale italiano non condivide con me questa passione o perché sono più interessata a personaggi esteri rispetto a quelli autoctoni.Fatto sta che grazie ad E. in questi giorni sto (finalmente) leggendo Unbearable lightness di Portia de Rossi che, non è un mistero né uno spoiler, racconta principalmente della sua anoressia e del tormentato rapporto con la sua omosessualità. Il libro è piacevole e ben scritto, pur causando una costante sensazione di dispiacere per come una ragazza (e, prima ancora, una bambina) possa costringersi ad un circolo vizioso e senza fine di anoressia e bulimia. Ricordo perfettamente come, ormai una marea di anni fa, aspettavo le puntate di Ally McBeal e l'apparizione nella scena Neal Porter, e leggere come si sentisse Portia prima (e dopo) di indossare crocchia e completo è piuttosto destabilizzante.Leggerlo dopo A thing of beauty, tra l'altro, è particolarmente interessante perché mi permette di mettere a confronto due periodi differenti del "mondo della moda" e soprattutto i suoi opposti, da un lato una Gia superstar, desiderata da tutti, capricciosa e fuori dalle regole, dall'altro Portia come modella "ordinaria" costantemente tesa ad una realizzazione mitica e irraggiungibile, intimamente convinta di non meritarsela, di non essere all'altezza, e quindi disperatamente impegnata a rispettare le abitudini e le regole di quel mondo nella speranza di farne parte. Ora, come questa donna:Unbearable lightnesspossa non piacersi rimane al fuori dalla mia comprensione, ma tant'è.
Gli aneddoti sulla sua omosessualità sono, invece, decisamente più divertenti e dal sapore vagamente ingenuo (nella prima parte, per lo meno), come quando ammette candidamente di aver capito solo a ventiquattro anni che non per tutte le ragazze il massimo del divertimento consisteva nell'ubriacarsi e baciare le amiche in discoteca. Insomma, voi che abitate in Inghilterra non avete scuse, e per chi come me sta in Italia: abbiate fede, avrete anche voi una E. che può prestarvelo (e in alternativa esiste sempre Amazon).
In aggiunta, la mia amica E. ha anche pubblicato su Women Mag di Novembre un'intervista a Annie Salzman-Pini e Micaela Pini, coppia lesbica milanese (sposata a Boston), che ha fondato Famiglie Arcobaleno (hanno infatti due bambini).
Potete leggerla qui

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