Il giudizio di Federica De MasiSummary:
Unbroken è una storia di lotta a denti stretti per continuare a vivere che va oltre qualsiasi tipo di resistenza fisica e psicologica, ma resta ancorato sullo schermo e non raggiunge il pubblico.
L’odissea di Louis Zamperini, l’atleta americano ed eroe della seconda guerra mondiale, è raccontata nei cinema grazie ad Angiolina Jolie, alla sua seconda prova da regista dopo In the land of blood and honey, che ha fortemente voluto adattare per la Universal l’omonimo romanzo di Laura Hillenbrand per il grande schermo. Unbroken è una storia di grande forza d’animo, piena di messaggi positivi, a parte la guerra certo, che si evince già dal titolo. Credere nelle proprie forze e aggirare il pessimismo dettato dalla situazione hanno aiutato un giovane soldato americano a superare le missioni di guerra, un ammaraggio su una zattera durato 47 giorni a largo nel Pacifico e due lunghi anni di reclusione in due campi di prigionia giapponesi.
Da ragazzino ribelle Zamperini, detto semplicemente Lou, prima di arruolarsi trovò la “retta via” nello sport atletico, che di per sé forgia l’animo e il fisico per la grande resistenza richiesta, grazie al quale riuscì a partecipare alle olimpiadi del 1936 a Berlino. Non vinse nessuna medaglia, ma nella gara dei 5000 metri, Zamperini si distinse dimostrando di credere in se stesso e di poter superare i propri limiti, classificandosi ottavo e corridore più veloce dell’ultimo giro.
Il messaggio di Unbroken è chiaro come il sole: mostrare quanto non conti il buco nero in cui si finisce perché “if you can take it, you can make it”. Come Gesù Cristo Zamperini ha fatto del suo corpo uno strumento dimostrativo, un cronometro pronto a registrare qualsiasi record pur di ritornare ad un’esistenza normale. Purtroppo le buone intenzioni di Angelina Jolie, ovvero quelle di raccontare una storia che ha dell’incredibile e che apra il cuore, restano tali perché la regista si limita a dirigere un blockbuster piatto che alla fine della visione fa pensare solo ad una cosa: che americanata. L’esaltazione di Zamperini e il continuo soffermarsi sulla violenza gratuita da lui subita, suona come l’esaltazione di un popolo intero, quello americano. Osannare senza soffermarsi per un attimo sulla componente più psicologica e sulla condanna bellica, cosa che le immagini di per sé comunicano, riduce l’operazione di Unbroken a un misero elenco di torture senza spirito critico. Peccato perché il film si apre bene: subito nell’azione, alternato da gradevoli flashback e da ottime interpretazioni. Insomma una regia classica (che non è per forza di cose un aspetto negativo), dettata da una sceneggiatura scorrevole, e un messaggio nitido ma sterile non bastano a fare di Unbroken un grande film al pari della grande storia che racconta.
Il protagonista è l’inglese Jack O’Connel (This is England) che si rivela comunque all’altezza al suo primo ruolo importante, affiancato da un altro volto molto interessante fra gli attori emergenti del panorama attuale, Domhnall Gleeson, visto in Frank ed atteso per Star Wars: il risveglio della forza di J.J. Abrams.
Di Federica De Masi per Oggialcinema.net