Tutto è nato da un viaggio inaspettato a Londra e una visita altrettanto inaspettata alla Whitechapel Gallery. Nella libreria della galleria scorgo un libricino bianco con una scritta in blu e verde. Dice: “Uncreative Writing“. Sotto, in nero, il nome dell’autore: Kenneth Goldsmith. Il libro mi attrae, lo compro. Ne leggo poche pagine e già sento che il mio pensiero non sarà più lo stesso, che molte idee che mi frullavano per la testa trovano una struttura e una base teorica.
“Context is the new content”
Parafrasando l’artista concettuale americano Douglas Huebler, Kenneth Goldmisth – poeta e professore alla University of Pennsylvania – scrive nelle prime righe del suo saggio:
The world is full of texts, more or less interesting; I do not wish to add any more
Che in italiano si potrebbe tradurre: il mondo è pieno di testi, più o meno interessanti; non è mia intenzione aggiungerne degli altri. Un aforisma, se vogliamo chiamarlo così, che rappresenta bene la tesi forte e provocatoria di Kenneth Goldsmith: con così tanta informazione testuale, non si sente la necessità di nuovi testi, piuttosto bisogna imparare a gestire la grande quantità di testi già esistenti.
Secondo Kenneth Goldsmith lo scrittore di oggi assomiglia più a un programmatore che a un genio in preda alla disperazione del vivere. Con Internet, la diffusione di computer, la disponibilità di intere opere online e gratuite, lo scrittore esplora nuove vie che prima erano credute al di fuori dello scopo della letteratura: uso massiccio di database e programmazione, recycling e plagio intenzionale.
Lo scrittore è colui che, con mezzi computazionali si appropria di opere già esistenti, fa uso aggressivo del copy & paste, mastica e digerisce parole e le ripropone in una nuova forma e in un nuovo contesto. Kenneth Goldsmith si spinge a dire che i migliori autori dei prossimi anni saranno coloro che sapranno scrivere i migliori programmi con cui manipolare, analizzare e distribuire le “language-based practises”.
Grafica, suono, video: la “vendetta” del testo
Prima dell’esplosione del digitale, una foto era solo un’insieme di sostanze chimiche su una pellicola e una musica era solo un’impressione di segnali elettromagnetici su un nastro. Oggi tutto è testo: suono, grafica e video non sono che una patina sottile sotto la quale si nasconde puro testo. Siamo davanti a una situazione inedita e ricca di opportunità per lo scrittore: il digitale, dice Kenneth Goldsmith, è ciò che la fotografia fu per la pittura.
Uno degli esempi descritti in Uncreative Writing e che trovo molto illustrativo è quello dell’immagine di Shakespeare. Funziona così: converti l’immagine .jpg di Shakespeare in un file .txt. Aprilo. Vedrai un testo apparentemente privo di significato. Dentro, a caso, ci copi e incolli i sonetti di Shakespeare, che, per esempio, trovi qui. Incollane quanti ne vuoi e dove vuoi. Quando sei soddisfatto, salva il file e convertilo di nuovo in .jpg. Aprilo. Et voilà, vedrai qualcosa del genere:
Esempio che conferma l’assoluta supremazia del testo, la sua centralità nell’era digitale e la posizione privilegiata in cui si trova lo scrittore. Qui il video in cui Kenneth Goldsmith spiega il procedimento e il suo significato punto per punto.
“Copy & Paste Revolution”: esempi di Uncreative Writing
Negli ultimi anni c’è stata una vera e propria esplosione di scrittori che hanno impiegato massicciamente il copy & paste e l’appropriazione di testi altrui, sfruttando l’immensa quantità di testi presenti online e le potenzialità di calcolo e gestione di un computer. Il copy & paste, afferma Goldsmith, è il perno attorno al quale sta girando una vera e propria rivoluzione letteraria. Al centro, scrittori che sono dei “geni non-originali”, “dei predatori di linguaggio”, e opere che sono epiche, perché rispecchiano la quantità gargantuesca dell’informazione presente su Internet.
Ecco qui alcuni esempi:
- Simon Morris, artista e scrittore concettuale britannico ha riscritto On The Road di Jack Kerouac, pubblicando nel suo blog, tra il 2008 e il 2009, una pagina del romanzo al giorno.
- L’artista francese Claude Closky nel suo libro “Mon Catalogue” fa una lista degli oggetti che possiede, descrivendoli con un testo che è il copia e incolla della descrizione dell’oggetto stesso ottenuta dal catalogo da cui lo ha comprato. Nel testo, l’artista sostituisce la seconda persona “you” con la prima persona “I”, rendendo il testo una prosa asciutta particolarissima. Qui un estratto in inglese da “My Refrigerator”:
The usable volume of my refrigerator is far superior to conventional capacities, and allows me to store my fresh and frozen products. The meat compartment with adjustable temperature and the crisper with humidity control assures me a perfect preservation of my food.
- Dello stesso Kenneth Goldsmith, l’opera “Day”: il copia e incolla del testo contenuto in un numero del New York Times, ripubblicato in forma poetica in un libro di 900 pagine. Qui un estratto.
- Della poetessa e sound artist Caroline Bergvall, ”Via”è una riscrittura del primo verso dell’Inferno di Dante estratto da 48 differenti traduzioni. L’artista ha poi letto e registrato il testo, ascoltalo qui.
- Flarf - mainstream poetry for mainstream world – un gruppo di scrittura che cerca, copia e ripubblica i peggiori, più osceni e più divertenti risultati delle ricerche di Google. Qui alcuni esempi e questo il loro blog.
Più domande che risposte: la storia continua
Uncreative Writing mi lascia con più domande di quante ne avessi prima di averlo letto: davvero siamo di fronte alla rivoluzione del “copy & paste”? La programmazione è il futuro della scrittura? Cosa ne sarà di romanzi e poesia? Davvero si è detto tutto e non si può aggiungere nulla di nuovo e valido?
Intanto la storia del mio incontro con Uncreative Writing va avanti. Qualche settimana dopo aver comprato il libro alla Whitechapel Gallery, scopro che Kenneth Goldsmith è qui a Berlino per un seminario alla Transmediale. Non posso mancare, e poi la Transmediale è sempre la Transmediale. Mentre Kenneth parla di copy&paste, programmazione e riscrittura, io mi scervello su come posso applicare questi concetti concretamente. Ed è in quel momento che mi viene l’idea per i BIOTEXTs, l’applicazione della bioinformatica alla letteratura (qui cosa sono, qui la raccolta completa).
Alla fine del seminario, mi presento con la mia copia del libro, consumata e riscritta selvaggiamente, nello spirito dell’Uncreative Writing. Kenneth la guarda e mi dice: “ah, ma che bella copia deturpata!”. La nostra breve chiacchierata è solo l’inizio di una storia di cui parlerò un po’ più avanti… E se tutto va bene, ne vedremo delle belle.
Cosa ne pensi della scrittura non-creativa? E del copia/incolla di questi testi non-creativi? È arte, fantascienza o semplicemente un divertissement? Se ti va, lascia la tua opinione nei commenti.
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