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Under The Skin: Scarlett Johansson aliena nel film di Jonathan Glazer

Creato il 28 agosto 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il consiglio di Maurizio Ermisino

Summary:

Alla fine degli anni Novanta, molti di noi, guardando Mtv, si sono più volte fermati a osservare un video che non poteva lasciare indifferenti: un uomo, coperto da un giaccone ed un cappuccio, camminava blaterando cose incomprensibili lungo un tunnel percorso da auto in corsa, e veniva ripetutamente investito da queste. Si trattava del videoclip di Rabbit In Your Headlight, di UNKLE, che si avvaleva della malinconica voce di Thom Yorke. Proprio il leader dei Radiohead, la band che l’anno prima ci aveva fatto ancora fermare davanti al televisore per un altro video da cui non potevamo staccare gli occhi: in Karma Police una macchina, senza pilota, seguiva minacciosamente un uomo, fino a che questo aveva la sua rivincita.

Oltre a Thom Yorke, quei video avevano una cosa in comune: erano diretti da Jonathan Glazer. In quei video, che hanno segnato la musica degli anni Novanta, così come in Birth – Io sono Sean, il film più famoso di Glazer, c’erano già tutti gli ingredienti del suo cinema: il senso di morte, di pericolo imminente, una sensazione di sospensione e di mistero, luci fioche, cupe, ovattate.

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Ritroviamo tutto in Under The Skin, il suo ultimo film, presentato alla Mostra di Venezia dello scorso anno e finalmente in uscita in Italia il 28 agosto. Quell’incedere straniato e straniante, alienato e alienante ci accompagnano per tutta la durata del film, che racconta la storia di un’aliena che viene mandata sulla terra, e gira per la Scozia in un furgone adescando uomini, seducendoli e finendo per ucciderli – in un modo originalissimo e mai visto al cinema, che non vogliamo raccontarvi – per trarre da loro delle sostanze che evidentemente serviranno alla propria specie. L’aliena è Scarlett Johansson. Che ha girato per Glasgow e dintorni nel furgone interagendo spesso con persone che non erano attori, ma semplici persone riprese con una telecamera nascosta, in modo che le loro reazioni fossero le più naturali possibili. Solo a riprese avvenute sono stati informati di essere in un film.

È anche da questi particolari che si vede il carattere di un film. Il resto lo fanno le atmosfere, che sono quelle tipiche di Glazer, oscure e ansiose, i selvaggi paesaggi della Scozia, e il sound design disturbante e incalzante, ossessivo e freddo, riscaldato solo a tratti dall’inserimento di melodie e archi. Un uso del suono e delle immagini, soprattutto all’inizio, che vogliono riprendere la lezione di Kubrick, artista che Glazer ama, come dimostra un altro suo celebre video, quel The Universal dei Blur che citava apertamente Arancia meccanica.

E poi c’è lei, Scarlett Johansson, aliena che “aliena” all’inizio la sua bellezza e la sua sensualità, per interpretare un essere di cui non sappiamo niente e che non sa niente di noi. Diventa una donna, e impara ad esserlo. Lo diventa man mano che sperimenta il suo ruolo, e in questo modo impara anche a sedurre. E anche il suo nudo, il primo nudo integrale della sua carriera, la sola cosa di cui si è parlato prima e dopo la proiezione di Venezia, non è qualcosa di provocante, ma è un momento innocente e ingenuo, quello di una bambina che scopre per la prima volta il suo corpo, e quindi il suo posto nel mondo, stupita di fronte ad esso, ma come lo è di fronte agli insetti, o a una fetta di torta. E di fronte al sesso. Under The Skin è un film di scoperte. È la scoperta del nostro mondo da parte di un alieno, e la scoperta del proprio corpo da parte di un essere che sotto la pelle, under the skin, non è umano. È un film di fantascienza, ma non solo. È un film di Jonathan Glazer. È un film in stile Jonathan Glazer. Uno stile che non può lasciare indifferenti.

Di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net

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