Per un certo periodo della mia vita, pur non essendo uno specialista di letterature scandinave, mi sono avvicinato alla poesia di uno dei paesi più minuscoli d’Europa: la Danimarca. L’occasione mi fu data da un regalo inatteso che mi fece il liceo pubblico in cui a quel tempo lavorava mia madre. Pare che la biblioteca del liceo si ritrovasse, per motivi che a me appaiono tuttora misteriosi, in un’eccedenza di testi, e che i volumi ritenuti in esubero rispetto alle possibilità oggettive degli spazi a disposizione non potessero che essere destinati al macero. Mia madre me ne parlò e mi chiese se ero intenzionato a dare un’occhiata a questi libri, e valutare se fra essi ci fosse qualcosa che valeva la pena di essere salvato. A dire il vero io li salvai quasi tutti, ma fra tutti mi innamorai di un testo in particolare. Si trattava di un’antologia pubblicata nel 1971 da Edizioni di Comunità, curata da Maria Giacobbe e intitolata Poesia moderna danese e che tuttora conservo gelosamente nella mia libreria. Nel voluminoso tomo di quasi settecento pagine si fa il punto sull’opera dei maggiori autori di poesia danese della prima metà del Novecento. Quarantuno poeti, duecentocinquantanove titoli, come recita la quarta di copertina, che vanno dal premio Nobel Johannes Vilhelm Jensen all’orientalista Henrik Nordbrandt. Così mi abbandonai a lungo ai canti sorprendenti di questi poeti, fino a scoprirne la straordinaria capacità di evocare, con parole taglienti come unghie, il respiro della grande anima nord europea. Col tempo ho scoperto che quei versi – com’è scritto in una poesia di Inger Christensen – dentro di me “avevano acceso un sole / avevano issato una bandiera”.
Jens August Schade, VALORI ETERNI
Persino le tue calze hanno qualcosa d’eterno quando le indossi tu. Portano il timbro dell’immortalità e non semplicemente undici corone e settantacinque, Copenhague. È come se tu stessa le cucisca con lo splendore dei raggi di luna nel tuo seno infantile, nel tuo seno sacro d’adulta – il tuo beato cammino su un raggio di luna dalla luce della ditta mondiale « Rifinita confezione di stelle », sin qui alla terra. Le undici corone delle calze nascondono un’eternità e la rugiada su un prato di luce lunare con ragnatela e rugiada in una rosa rosso-aurora.