A volte tutti dimentichiamo una figura importante all’interno della famiglia: quella dei fratelli. I loro pensieri a volte, non vengono ascoltati, non vengono capiti, loro passano in secondo piano soprattutto se si deve fare i conti con un altro fratello disabile.
“Uno schiaffo e una carezza”, non fa conoscere solo la sindrome di Tourette, una malattia difficile, un disturbo neurologico caratterizzato dalla presenza di tic motori e fonatori incostanti, talvolta fugaci, altre volte cronici, la cui gravità può variare da estremamente lievi a invalidanti; ma fa conoscere il punto di vista di Edoardo, il fratello.
“Mio fratello aveva otto tipi di tic motori, li mostrava centinaia di volte in ventiquattro ore, anche quando dormiva. Erano tutti associati tra di loro, in una danza infernale con frequenza variabile.”
Questo è Nazario, affetto da sindrome di Tourette dall’età di tre anni quando iniziò a strizzare un occhio davanti alla televisione.
La malattia di Nazario viene descritta dettagliatamente con la voce di Edoardo, il fratello maggiore, che si vergogna, che è cresciuto vedendo Nazario strattonato da una forza che non riusciva a controllare con un disagio psicologico che lo aveva ridotto a soffrire di stati ansiosi e depressivi.
Un episodio del libro che rimane sicuramente è quando il papà doveva tagliare i capelli di Nazario. Qui l’autrice descrive la scena portando il lettore ad entrare in empatia con l’intera famiglia.
“Nazario aveva fatto sì con la testa, ma questa affermazione era combaciata perfettamente con un tic inverso.
… Ho subito ingoiato l’urlo di papà e visto un rigo rosso sul viso di Nazario, sullo zigomo destro vicino all’orecchio, profondo…
… Il viso di mamma, con una mano sulla bocca per soffocare un grido…”
Questo romanzo racconta una vita di sofferenze, emozioni, paure, bisogno di capire, scoprire, la possibilità di poter cambiare, di stare meglio..
Uno schiaffo e una carezza: lo schiaffo, Nazario, quello schiaffo in pieno viso a tutta la famiglia e la carezza, Edoardo la parte andata bene, che veniva però caricato di responsabilità che non poteva deludere nessuno all’infuori di se stesso.
È un romanzo che non smetti di leggere fino a quando non arrivi alla fine e poi ti accorgi di quanto possano essere difficile alcune situazioni, è un romanzo educativo che dovrebbero leggere tutti non solo per scoprire cosa sia la sindrome di Tourette ma per scoprire delle emozioni e sensazioni a volte troppo nascoste.
Ismaele Evangelista, psicoterapeuta in ambito clinico e formazione psicosociale, riesce sicuramente a trasmettere le sue conoscenze attraverso i suoi romanzi.
La copertina è fantastica, questo rosa di sfondo, un pupazzo in primo piano, l’ho guardata spesso, se l’avessi vista in una libreria avrei comprato il libro senza sapere di cosa parlasse, basta il titolo e l’immagine.
Veronica