Le spaventose immagini dello tsunami in Giappone lasciano senza fiato, non c'è molto da dire. Purtroppo, però, c'è molto da vedere: la realtà fisica del muro d'acqua, che al tempo del maremoto a Sumatra nessuno ci fece vedere, se non a disastro compiuto. Qualche mese fa l'ha fatto Clint Eastwood nell'unica scena degna di nota di Hereafter, forse il miglior esempio di utilizzo di effetti speciali visto negli ultimi anni. Lo shock per quello che è successo oggi è come al solito uno shock dello sguardo, come quello che deve aver provato il tizio che si vede verso la metà di questo video, immobile in piedi su un ponte mentre sotto di lui un paio di navi vengono risucchiate dalla corrente. Immobile come se quello che succede vicino a lui non rischiasse di trascinarlo via con tutto il resto, e non solo perché è un giapponese e sicuramente dentro avrà il panico e fuori un'espressione da statua di cera. Per me quella è l'immagine simbolo del disastro, lo sgomento muto di fronte all'incredibile, di fronte al cinema ingolfato nel vero senso della parola dalla realtà: come spettatori increduli, anche le vittime vere non possono far altro che guardare. Tutto quello che abbiamo visto oggi e che vedremo per giorni ancora conferma che ormai non sappiamo fare altro: restare a guardare.
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Le spaventose immagini dello tsunami in Giappone lasciano senza fiato, non c'è molto da dire. Purtroppo, però, c'è molto da vedere: la realtà fisica del muro d'acqua, che al tempo del maremoto a Sumatra nessuno ci fece vedere, se non a disastro compiuto. Qualche mese fa l'ha fatto Clint Eastwood nell'unica scena degna di nota di Hereafter, forse il miglior esempio di utilizzo di effetti speciali visto negli ultimi anni. Lo shock per quello che è successo oggi è come al solito uno shock dello sguardo, come quello che deve aver provato il tizio che si vede verso la metà di questo video, immobile in piedi su un ponte mentre sotto di lui un paio di navi vengono risucchiate dalla corrente. Immobile come se quello che succede vicino a lui non rischiasse di trascinarlo via con tutto il resto, e non solo perché è un giapponese e sicuramente dentro avrà il panico e fuori un'espressione da statua di cera. Per me quella è l'immagine simbolo del disastro, lo sgomento muto di fronte all'incredibile, di fronte al cinema ingolfato nel vero senso della parola dalla realtà: come spettatori increduli, anche le vittime vere non possono far altro che guardare. Tutto quello che abbiamo visto oggi e che vedremo per giorni ancora conferma che ormai non sappiamo fare altro: restare a guardare.
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