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Uno spettacolo di Pietro Floridia

Creato il 18 luglio 2011 da Nesti

LA STAGIONE DELLE PIOGGE

da venerdì 22 a domenica 24 luglio ore 21.45

Teatro dell'Argine/Compagnia Mosika in collaborazione con Takku Ligey Théâtre presentano in prima nazionale:

LA STAGIONE DELLE PIOGGE

uno spettacolo di Pietro Floridia
con Victorine Mputu Liwoza, Judith Moleko Wambongo, Babacar N’Diaye, Serigne N’Diaye
scene di Gabriele Silva | costumi di Cristina Gamberini | video di Alicja Borkowska
musiche eseguite dal vivo da Malick Kaire Gueye | co-regia di Mandiaye N’Diaye

«La stagione delle piogge è uno spettacolo tutto africano. Nasce dall’avere attraversato e lavorato per mesi in vari paesi africani raccontando tutto in diretta sul blog Teatro in viaggio lungo la rotta dei migranti. Una parte del cast è senegalese, l’altra parte congolese. Vi si racconta di un diluvio, reale e metaforico, che sta sommergendo il mondo rendendolo tutto uguale, facendo scomparire le differenze sotto un unico manto di acqua. Vi si racconta della resistenza di una donna e di due topi, dei loro tentativi di fuggire all’infuggibile, di inventarsi alternative per non essere spazzata via. Vi si racconta di un’Africa vittima sì di una invasione di logiche e modelli culturali occidentali, ma che sa esprimere anche antidoti inaspettati scarti, salti, invenzioni radicali che noi non conosciamo più. Ecco, per me, l’Africa può essere questo. Un serbatoio di possibilità altre, una gigantesca Arca di Noè stivata di uomini di tutte le epoche, di tutte le civiltà, di persone spesso non ancora addomesticate e deformate dal progresso, non ancora indebolite dal vivere urbano. Eppure proprio oggi anche quell’immensa riserva rischia di appiattirsi, per eliminare le sue interne diversità. Le cause sono sempre le stesse: razionalizzazione, regole del mercato, logica dei commercianti, espressione spesso di un modo di pensare che appartiene alla nostra civiltà. Qualcosa mi risuona dentro e mi fa pensare ad un vicolo cieco. Mi fa pensare ad un mondo imprigionato in logiche da cui non riusciamo a liberarci, in formule, etichette, parole ripetute così tanto da divenire esauste, senza più vita. Mi fa pensare alle nostre vite spesso bloccate, incarcerate dentro alternative che in realtà non sono alternative perché non hanno il coraggio di essere radicali, di mettere in discussione le regole del gioco, le premesse implicite su cui poggia questa nostra fineciviltà. Fineciviltà che mi fa pensare al diluvio, a qualcosa che pervade della stessa materia ogni anfratto che filtra in ogni dove, che contagia ogni ambito a cui sottrarsi pare impossibile (o forse ci si sottrae proprio attraverso l’impossibile?) se non chiamandosi fuori esiliandosi fuori (chissà che non sia questo il valore del viaggio, del non esserci?) oppure praticando il fuori in una zona di eccezione talvolta (ma a che prezzo?) chiusa, impermeabile, stagna come un’arca che in fondo altro non era che un carcere galleggiante…» (Pietro Floridia).

da venerdì 22 a domenica 24 luglio ore 21.45
Ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini – via Ippocrate, 45 – Milano – 02.66200646 – [email protected]
nell'ambito del festival Da vicino nessuno è normale


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