A lie is a discrepancy of belief not fait.
“Unteachable” è uno di quei libri che ha giaciuto per tempo immemore nel mio pc in attesa dell’occasione migliore per essere letto. In partenza per tornare a casa da Bruxelles mi ero dimenticata di caricare sull’e-reader il libro che volevo iniziare e mi sono ritrovata il volume della Reader e la possibilità di darle una chance. Ero molto dubbiosa, infatti la storia è controversa e contraddittoria, ma in un certo qual verso molto interessante, decisamente fuori dagli schemi.
Maise O’Malley ha appena compiuto diciotto anni, ma si è sentita un’adulta per tutta la sua vita. L’estate prima del suo ultimo anno di high school, ha un piano: entrare in una grande scuola cinematografica, convincere la madre ad entrare un programma di disintossicazione, e assolutamente non rovinare il suo futuro, sotto ogni circostanza. Ma la vita ha modo di gettare all’aria i suoi piani.
Quando Maise incontra Evan in una notte alla fiera la chimica tra di loro è immediata, intensa e brevissima. E questo è esattamente quello che le piace: nessuno strascico. Ma dopo, non può togliersi dalla testa Evan. Le ha insegnato che una sveltina può essere qualcosa di più. Può trasformarsi in una connessione inaspettata con qualcuno che la capisce davvero. Qualcuno che vede dietro la sua facciata per scoprire la ragazza spaventata ma forte che è davvero.
Quel qualcuno si scopre che è il suo nuovo insegnante di cinematografia, Mr. Evan Wilke.
Maise e Evan decidono di tenere le loro mani a posto, ma l’attrazione è troppa da sopportare. Insieme, sono veri e genuini, divisi, sono solo attori che recitano le loro parti tutti gli altri. E le loro maschere stanno scivolando via. Le persone stanno iniziando ad accorgersi di qualcosa. Le voci corrono. Quando la verità viene alla luce in un modo scioccante, possono imparare che stanno recitando una parte l’uno per l’altra.
Intelligente, sexy e provocante, Unteachable racconta cosa succede quando una storia d’amore esce dal copione.
Sapevo che leggere questo libro mi avrebbe portato a molte sensazioni contrastanti, comprese, quelle di rifiuto nei confronti di una storia che di semplice non ha proprio nulla. Quello che mi ha convinto è stata la capacità della Raeder di delineare una ragazza meravigliosamente forte e allo stesso tempo incredibilmente fragile come Maise. È sempre la diciottenne che racconta la sua storia in prima persona mettendoci a parte di ogni più piccolo pensiero. È con lei che impariamo cosa è lo struggimento, il desiderio, proibito e quasi inafferrabile, per un uomo che pensa, continuamente a te. Certo c’è la differenza di età, ma quello che più emerge è proprio il senso del proibito, quel confine, indicibile e serio, del rapporto professore/studentessa e amanti. Continuamente Maise sottolinea questa giustapposizione, il lettore non può sfuggirne, e continuamente si vive sul filo del rasoio, su una sensazione inafferrabile, su cosa significa rincorrere qualcosa che non dovremmo mai avere. Maise, non cambia, Maise sboccia, esce dal guscio. È sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle, capace, intelligente, ma in un primo momento, quello con cui si apre il libro, si nasconde dietro il comportamento da Lolita per occultare il suo bisogno di affetto. È la classica bella e dannata, salvo poi rivelarsi tutto tranne che dannata. Il libro, che percorre l’intero anno scolastico è una parabola ascendente, che si schianta contro i pregiudizi di una città di provincia. Ci sono tutti gli stereotipi tipici di un certo tipo di young adult, quello maturo, quello che sfiora il new adult, ma con tanta possibilità di redenzione. Ci sono le mean girls, c’è l’high school con le sue caste ingessate e le ripicche insensate, le lezioni, i corridoi affollati. C’è il nerd sfigato che gira con la telecamera e c’è lei, Maise. Perché su di lei splende una luce particolare, quella dell’inclassificabile, di colei che non si può classificare, a maggior ragione perché nasconde un segreto inconfessabile, un peccato che di certo non sarebbe visto di buon occhio. Non c’è redenzione, la Raeder non sconta niente, ma pennella chiaramente l’idea di qualcosa di pericoloso, qualcosa che, nonostante tutto, nasce dal caso e cresce esponenzialmente.
Il linguaggio è molto esplicito, ogni scena, anche quelle più passionali, è descritta al dettaglio in un’analisi minuziosa di tutte le intenzioni. Ma anche delle battute di arresto. Entrambi commettono degli errori, entrambi si rinfacciano le loro scelte, eppure insieme sono molto più di quello che sarebbero separatamente. Ogni singolo gesto viene messo al microscopio per uno studio alle intenzioni che non perdona. Non c’è condanna solo una estensione dei fatti.
Evan ne esce come un uomo mediocre, che si nasconde dietro il ruolo, ma cerca di sfuggirne alle regole. Non ha niente dell’autorità che imporrebbe essere un insegnante, niente di quello che fa lo rimarca come un professore che dovrebbe plasmare giovani menti. Sembra quasi un ragazzino troppo cresciuto, convinto di poter cambiare le cose. Ogni suo atto è una chiara dichiarazione di intenti, tutto di lui, dalla macchina che guida al suo modo di rapportarsi con Maise è un incrinarsi di convinzioni, un cedimento della volontà.
Perché allora mi è piaciuto il libro? Per la sua forma di passione, per il realismo di tutto quello che plasma Maise, perché per quanto controversa si tratta di un rapporto d’amore che si sviluppa in circostanze assurde e con i presupposti sbagliati, ma che in un qualche modo assurdo trascende sé stesso. Maise è una ragazza di diciotto anni in tutto e per tutto, pur con un tragico passato alle spalle, pur con tutte le sue mancanze e i suoi colpi di testa. Allo stesso Evan si riscatta da un inizio poco convincente, in cui si vorrebbe prenderlo a schiaffi. Con il suo fisico da urlo, il volto giovane e fresco è uno di quegli uomini che incutono un certo pauroso fascino, pur essendo fondamentalmente un buono. La Raeder ha la capacità di creare una storia organica, che conquista da subito.
L’ambientazione è quella di una cittadina di periferia, vicino St. Louise e che in un certo qual modo rispecchia il gretto risentimento di una società nei confronti di un amore che rifugge la normalità e le convenzioni.
Il particolare da non dimenticare? Un peluche a forma di pony…