In principio era il Verbo, poi l’uomo scoprì il fuoco, la ruota e andò a caccia. Poi andò dall’estetista.
di missannanever
Ecco, io non so di preciso cosa sia successo da quel momento ad oggi, ma qualcosa è cambiato. All’improvviso, girando per le strade di sempre, il paesaggio si è trasformato.

Sì perché questo gap evolutivo non ha condotto il maschio alla trasandatezza o trascuratezza che una folta barba può far presupporre, anzi, la ricerca dello stile è meticolosa, la cura della barba stessa è scrupolosa e richiede tempo

Ho potuto di recente però constatare una sottocategoria, la fronda protestante del beardinesimo (beard – barba), che personalmente trovo ancora più antropologicamente affascinante. Non è ancora così diffusa, è poco compatta e non alla luce del sole; si compone di maschi che dal prototipo barbuto come sopra definito decidono di deporre le difficili armi della ricercatezza e della meticolosa cura del proprio corpo per abbandonarsi alla più completa primitività. Barba folta sì, ma assolutamente non curata; lunga per pigrizia, informe per noncuranza, sporca perché un uomo vero non si lava mai.
Definirei questi esemplari, non (ancora) famosi come Ricki Hall, l’espressione del maschio alfa del ventunesimo secolo. Si fanno crescere la barba non perché è alla moda e dà quel tocco intellettuale che non guasta mai, no, se la fanno crescere perché non potrebbe non essere così, perché l’uomo ha la barba come il leone ha la criniera, oppure perché si confondono meglio nelle comunità kebabbare per ottenere lo sconto. Altro che shampoo e pettine: misoginia, schiuma di birra sul baffo e rutto libero. Fisico scolpito e camicia? No, pancia gonfia e maglietta con la macchia di salamella del barbecue della settimana prima.

Insomma, il sogno di ogni donna.


