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Uomini di parola. Recensione

Creato il 25 luglio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
recensione, film, cinema, uomini di parola, Fisher Stevens, Al Pacino, Christopher Walken, Alan Arkin

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Uomini di parola è un film che poteva essere bello, piacevole, riflessivo. Poteva essere una commedia brillante per attempati, poteva essere intellettuale anche se sopra le righe. E invece, nonostante la presenza di tre grandi del cinema (Al Pacino, Christopher Walken e Alan Arkin), risulta essere lentissimo nell’incipit di quaranta minuti, piuttosto banale, ma quello che colpisce sopra ogni cosa è lo squallore di certe scene, viste e riviste: il vecchio uscito di galera che cerca giovanili rapporti sessuali in un bordello, senza riuscirci per la sua anziana età e cerca di porvi rimedio.
La vicenda tratta di Val (Al Pacino), uscito dal carcere dopo vent’otto anni di reclusione, e di Doc (Christopher Walken) grande amico di tutta una vita che lo va a prendere e lo ospita a casa sua. Doc ha ricevuto l’incarico di uccidere Val ma è tormentato dall’idea di assassinare uno dei suoi più vecchi e cari amici, solo per salvare la sua pelle. In una serie di vicende che dovrebbero essere spassose delineiamo i due personaggi, Val è un forte bevitore che assume qualsiasi tipo di droga e sembra che voglia solo divertirsi,tuttavia ha anche un lato umano, ed ha capito che dovrà morire entro quella mattina perciò approfitta delle ultime ore, mentre Doc, meno impulsivo e più razionale, cerca una soluzione.
Una storia da “tutto in una notte” come si usava negli anni ’80, dopo numerosi avvenimenti Val e Doc decidono di liberare Hirtsh l’ultimo elemento dello loro trio criminale, chiuso in un ospizio con un enfisema polmonare. A questo punto il film, improvvisamente si velocizza, l’entrata in scena di Alan Arkin, autista della banda, dà una potente impennata al ritmo che, sfortunatamente però, cala di nuovo dal lento all’imbarazzante.
Intorno alle figure dei tre protagonisti ruotano dei personaggi femminili satelliti che permettono alla storia di svilupparsi. Colpi di scena che non sono colpi di scena dovrebbero valorizzarle ma rendono in realtà la storia ancora più banale.
Un dato positivo Uomini di parola ce l’ha, la fotografia è bellissima e ci sono alcune riprese da mozzare il fiato. Gli attori sono magistrali e mostri nel loro ambito e le musiche sono originali di Bon Jovi. Il problema sono grandi lacune nella sceneggiatura che nemmeno degli attori rodati possono colmare e vicende tristi che fanno pensare a quanto anziani siano diventati.

Articolo di Silvia Cannarsa


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