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“Uomini e cani”, di Omar Di Monopoli

Creato il 02 giugno 2011 da Fabry2010

Recensione e intervista di Marino Magliani

“Uomini e cani”, di Omar Di Monopoli

E’ stata la parola “western” che avevo letto in qualche intervista rilasciata da Omar Di Monopoli, o in qualche recensione ai suoi libri, a incuriosirmi. Volevo vedere se la narrativa di Di Monopoli per un qualcosa poteva regalarmi le emozioni che mi hanno dato certi western della Garfagnana di Vincenzo Pardini. Lo so, non è un buon approccio per conoscere un autore, quello di leggerlo per vedere se si può paragonare a un altro. Ma così è stato. Leggendo ho scoperto altre affinità. Pardini, oltre a essere narratore di storie selvagge e di tragedie, racconta di bestie, di lupi e rapaci, di prede e predatori e di notti epiche e crudeli; e anche Uomini e cani (Isbn edizioni, euro 13), di OmarDi Monopoli racconta esattamente di tragedie e di bestie.

Alla fine ho scritto all’autore e gli ho fatto qualche domanda e Omar, con la gentilezza che contraddistingue anche Vincenzo, mi ha risposto.

1) Lasciami dire che sei uno scrittore di qualità e forse è la sola cosa che hai in comune con Pardini, perché la terra naturalmente è un’altra, Omar. Vincenzo scrive di vallate ormai disabitate, di montagne anch’esse abbandonate, dove si vive di una memoria inzuppata di ruralità, di raccolte, vendemmia, fienagione, e allevamenti. Ma laddove, in Banda randagia, Pardini ci regala schegge di vita di guardie giurate e di notti di periferia, ne vien fuori la puzza di pneumatici bruciati che si respira nel tuo romanzo, fin dall’incipit. Sei d’accordo?

• L’accostamento con Pardini non può che farmi piacere. Non ti nascondo che lo considero uno dei miei maestri: scoprii più di un decennio fa il suo bellissimo Jodo Cartamigli e ne rimasi completamente stregato per l’uso della lingua, per l’afflato epico e in sostanza “faulkneriano” di alcune sue descrizioni. La componente western della sua Garfagnana, poi, coincideva esattamente con quello che stavo cercando di costruire attorno alla mia terra, sintetizzando una visione sergioleoniana del Meridione. Pertanto che nei miei romanzi vi sia una sorta di confluenza anche della poetica di Pardini mi sembra lo si possa ritenere un processo di naturale rielaborazione; sicuramente è una cosa di cui posso andare fiero (tra l’altro, sia chiaro che dopo quel primo romanzo ho divoranto l’intera produzione di Vincenzo e attendo ogni sua prova con il fremito del fan accanito).

2) La tua regione narrativa è il Salento, disperato e come contaminato, e così lontano dalle spiagge bianche. Vuoi raccontarci qualcosa?

• Sono tornato a vivere al sud in un momento in cui l’idea di un Salento tutto pizzica e resort da sogno stava facendosi largo a spallate, guadagnandosi postazioni di ampia preferenza nelle classifiche del turismo nazionale ed estero. Personalmente, da buon meridionale, ero però disturbato dalla visione oleografica che veniva distribuita della mia terra: chiunque abiti dalle mie parti sa perfettamente quanto, assieme alla straordinaria luce del sole, il nostro sud rimanga ancora vittima di piaghe ataviche che la crisi mondiale ha solo amplificato: disoccupazione, abusivismo, criminalità, corruzione e malapolitica. Ecco perché ho giocato, coi miei tre romanzi “western-pugliesi”, a scardinare le regole imposte dalle associazioni per il turismo e ho riacceso – in maniera iperbolica, s’intende, perché il registro è quello della scrittura “di genere” – i riflettori sulle zone d’ombra della mia regione: nel primo romanzo parlavo dell’abusivismo scellerato del Salento, nel secondo della tratta degli schiavi nei campi del Gargano, nel terzo dei residui di Sacra Corona Unita nel brindisino. Tutto guardando con ammirazione all’epica rurale dei grandi scrittori southern americani: Faulkner, Flannery O’Connor e Erskine Caldwell, per dirne solo alcuni, ma, come hai giustamente segnalato, anche l’occhio meticoloso del nostro Pardini ci ha messo lo zampino.

3) I tuoi libri, i progetti futuri, e le sceneggiature.

• Attualmente sto lavorando alla revisione di un nuovo romanzo che presumibilmente uscirà dopo l’estate, sempre con ISBN, e poi sto ultimando la sceneggiatura del film che – sempre che tutto non vada in vacca all’ultimo momento – dovrebbero girare presto dal mio primo romanzo: Uomini e cani. Speriamo bene!



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