15 luglio 2014 Lascia un commento
L’attore dirige, recita e tira fuori i soldini, segno che ci crede e fa bene a crederci visto l’ottimo risultato.
Ad ogni modo la storia e’ nota, George e Lennie girano il sud di un’America depressa per guadagnarsi la vita, col sogno lontano di possedere della terra ed essere padroni a casa loro.
Lennie e’ un idiota dotato di grande forza e George per lui un fratello, un tutore, un angelo custode. Nella nuova fattoria faranno conoscenza con gli altri braccianti e con la moglie del figlio del padrone, ragazza irrequieta con scritto "guai" in fronte. E non solo li’.
Bravo Sinise. Non alla prima esperienza ma c’e’ stoffa, c’e’ mestiere e una visione complessiva perfetta.
E’ vero che "Uomini e topi" non presenta particolari difficolta’, il testo e’ lineare, costruito ad atti, molti dialoghi che non lasciano adito a dubbi o interpretazioni e del resto il successo lo merito’ anche grazie al perfetto telaio dentro il quale e’ costruito. Se tecnicamente non presenta problemi, ben diverso e’ portare in scena il mood, lo Zeitgeist caratteristico degli anni della depressione, periodo che lascio’ profonde tracce non solo nell’economia della nazione ma nell’anima dei suoi abitanti.
Steinbeck tratteggia personalita’ dure e angolari, uomini dai bisogni basilari e con l’orizzonte molto vicino, qui il vero problema di ogni traduzione che solo in parte il film di Sinise mantiene per quanto molto fedele al testo.
La vita e’ dura, lo si capisce, si capisce meno il contrasto dell’arido di alcuni personaggi con le grandi e piccole speranze degli altri. In fondo ci sta ed e’ una mancanza imputabile al regista fino ad un certo punto.
Buona la sua interpretazione ma in generale il casting e’ ottimo. Mi piace ricordare John Terry nella parte di Slim e soprattutto Ray Walston, un Candy commovente e delicatissimo. Non scordo John Malkovich nella parte di Lennie l’idiota. Bravo non si discute, diciamo che non e’ memorabile e mille altri avrebbero potuto fare altrettanto.
Film degno di un grande romanzo.