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Uomini si nasce poliziotti si muore (aka: Live Like A Cop, Die Like A Man) (aka: The Terminators)
Creato il 12 agosto 2011 da RobydickFaccio volentieri pubblicità agli amici "nocturniani", gruppo a cui dobbiamo tutti qualcosa, almeno chi ama il bis italiano, poliziotteschi compresi. La copertina del DVD è poi copia di quella originale. Attenzione, non parliamo di un poliziottesco "standard", anche se la sceneggiatura è del grande Fernando Di Leo, autore della Olimpica "Trilogia del milieu" presente in toto in queste lande. Il regista, Ruggero Deodato, è un personaggio a sé, padre dei cannibal-movie, italiani e non. C'è il suo timbro di razionale violenza in questo film, che uscì vietato ai minori e tagliato...
Adeguata la tag-line in copertina, anche se secondo me il titolo di poliziesco/poliziottesco italiano più violento è in ballottaggio tra questo e il capolavoro di Umberto Lenzi, Milano odia: la polizia non può sparare (aka: Almost Human). Ahhh, averne di questi dubbi invece della asfittica condizione attuale del cinema d'azione nostrano!
Antonio (Marc Porel) e Alfredo (Ray Lovelock) sono 2 poliziotti speciali e tali anche all'interno della Squadra Speciale della polizia nella quale operano, in sostanziale anonimato, quasi un servizio segreto. Si muovono sempre a bordo di una moto e pronti via, nemmeno il tempo di finire i titoli di testa, li vediamo in un lungo, spettacolare inseguimento proprio a 2 scippatori in moto (Suzuki 2 tempi 3 cilindri). Antonio a bordo della loro Suzuki enduro 400, e Alfredo su una KTM da regolarità ranzata da un carrello in sosta, si produrranno in numeri di guida, in città, da urlo! Scena a mio parere tra le più spettacolari in assoluto di sempre sul genere, inevitabile mettere questo film tra i biker-movie. E c'è tutto Deodato nella conclusione cruenta di questo incipit al fulmicotone, con entrambi i fuggitivi morti, uno con la leva della frizione ficcata in pancia a seguito dell'incidente finale, l'altro che era morente a terra verrà letteralmente finito da Antonio con la rottura dell'osso del collo per torsione. Bisogna vederla.
Ancora qualche episodio a sé stante per dare l'idea della determinazione dei 2: andranno a stanare Er Cane (Franco Citti) in una villa con dei complici dove tengono sotto sequestro una donna (Margherita Horowitz); sventeranno una rapina ad un portavalori facendo secchi a sangue freddo, con pistole silenziate, tutti i malviventi. Sconcertanti. Si comportano come dei killer, hanno una specie di carta bianca che il capo sezione (Adolfo Celi) in realtà protegge e apprezza anche se gli crea un po' di grattacapi coi superiori.
Il tema d'indagine principale è la loro annosa sfida contro il boss Pasquini (Renato Salvatori), quasi costante oggetto dei loro incontri col capo sezione, e persino bersaglio con foto segnaletiche in formato poster per le freccette in casa. Ci andranno giù pesantissimo per farlo uscire allo scoperto, come quando bruceranno tutte le supercar parcheggiate davanti ad una villa adibita dalla ganga del Pasquini a bisca clandestina. Altra scena notevolissima, anche se piange il cuore veder bruciare certe macchine, penso soprattutto alla Ferrari e alle Porsche, ché delle berline Jaguar e Rolls me ne frega assai meno. Sempre in un'altra bisca, sopra una chiatta, faranno un quarantotto con tanto di tortura finale ai "gestori". A quel punto, grazie ad un poliziotto corrotto Pasquini riuscirà a conoscere l'identità dei 2 e la sfida si farà sempre più dura...
Non sto a raccontare oltre e ce ne sarebbe ancora parecchio da dire. Concludo la narrazione col mio canonico e -in questo caso- insindacabile giudizio: Olimpo! Già ho pianto prima l'assenza di opere anche solo similari a questa nel panorama attuale, come ripetizione questa basta.
Il cast come avete letto è stellare per la nostrana produzione, ci sono alcuni tra li mejo attori/attrici di sempre. Citerei tra i maschi anche Alvaro Vitali in una piccola parte; il bravo Marino Masé già visto qua e da co-protagonista ne "I pugni in tasca", capolavoro d'esordio di Marco Bellocchio; Bruno Corazzari, grande interpretazione nei panni di un rovinatissimo tossicodipendente con il vizio del gioco, subirà una cavatura d'occhio a mano; Daniele Dublino a fare il poliziotto corrotto; Gino Pagnani, gran faccia dei film de/ggenere, è allevatore di cani da corsa e informatore.
Ne dovrei nominare altri, ma diamo spazio alle donne. Giusto una citazione per la "svedesina" finale sulla quale l'occhio cadrà languido, della quale non ho trovato accrediti. Ma fiato alle trombe per le 2 sorelle Dionisio! Silvia (al tempo moglie del regista) è la segretaria femminista di Adolfo Celi, costantemente corteggiata dai 2 protagonisti coi quali scambierà dialoghi estremamente "aperti" sul sesso, si parlerà anche della "fallocrazia", termine in voga ai tempi. Sofia invece sarà la sorella di Pasquini, veramente bona e ninfomane si passerà in sequenza entrambi i nostri eroi, mostrandosi generosamente e noi che non ce le teniamo la ringraziamo sentitamente, veramente una morbidezza tutta da ammirare!
Concludo prendendo una curiosità dalla bella pagina wiki dedicata al film:
"Le riprese della sequenza più nota del film, vale a dire il lungo inseguimento iniziale in moto per le vie di Roma, che parte da Via del Corso, prosegue per Piazza del Popolo e termina a Villa Borghese, fu l'ultima ripresa realizzata da Deodato. L'inseguimento fu girato senza i permessi della polizia e del Comune di Roma. Ogni volta che arrivava la polizia la troupe fuggiva di corsa e cercava un altro luogo in cui girare."
A me queste cose fanno sbavare, per una semplice ragione che spesso ripeto: Cinema senza Se e senza Ma. "Devo girare una scena? Non mi danno i permessi? Fanculo, la faccio lo stesso!" Ecco come la pensava il regista e tutta la troupe al seguito, ecco come si Deve pensare.
Robydick
Musica di lusso per il frameshow di oggi: "HeadHunters" dall'album omonimo di Herbie Hancock. Non copre tutto il tempo dei frame, che non me la sono sentita di tagliare. Gli ultimi li vedrete in silenzio religioso.
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