La Lega non finirà mai di stupire, in peggio si intende. Lo sforzo di chi si adopera per dare alla fazione politica italiana più border line una quasi credibile immagine di partito istituzionale cade in miseria di fronte all’assurdità delle iniziative dei tanti traffichini locali, predicatori xenofobi.
Mario Borghezio, Matteo Salvini, Erminio Boso, e per ultimo il friulano Danilo Narduzzi. Non bastassero le già restrittive regole del welfare della regione, peraltro condannate dalla magistratura, dal governo e dall’UE, il Narduzzi ha avuto la brillante idea di istituire un numero verde anti-immigrato.
Se il vicino scopre di essere stato defraudato di un servizio da parte di uno straniero, non deve far altro che alzare la cornetta e chiamare il numero di telefono del gruppo consiliare della Lega che farà partire delle indagini.
Tutto questo perché il welfare regionale deve spettare prima agli italiani. Poco importa se gli immigrati avrebbero maggiori requisiti per vedersi assegnare una casa popolare, ricevere un bonus bebè o una carta famiglia: la precedenza è alla razza italica.
È la democrazia, è giusto che chi rema contro gli interessi di friulani e giuliano abbia un nome e un cognome
Trova il coraggio di sostenere Narduzzi (infatti noi abbiamo messo la sua faccia in apertura dell’articolo).
Sconsolato il consigliere regionale PD Franco Codea:
Quello della Lega è il segno di un atteggiamento culturale che denota prepotenza e scarso senso della legalità. Tante disposizioni regionali che normano l’accesso al welfare sono state censurate o dal governo nazionale o da sentenze del tribunale di Udine perché contrarie alla Costituzione. Il principio della legalità dovrebbe prevalere al di là della propria posizione politica. E invece si fa il contrario: si incita ad applicare norme di dubbia legalità, giungendo addirittura alla minaccia.
Riuscirà la Lega a trovare una sintesi tra le due sponde interne al partito o può darsi che l’ala più democratica, anzi più civile, decida di separarsi?