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Up. L'avventura di una vita, una casa volante e una miriade di palloncini colorati
Creato il 10 settembre 2012 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1Chi l'ha detto che l'animazione è "parente" meno fortunata della settima arte? Forse chi sostiene questa assurda e inaccettabile tesi non ha mai visto quei pezzi d'animazione che, da soli, basterebbero a far parlare di "cinema", quello vero!!!
Bene, Up, è esattamente uno di quei film da vedere almeno una volta nella vita, anche solo per rendersi conto sul serio, del reale potenziale che un "cartone" fatto in un certo modo, può sfoggiare senza preavviso, lasciando lo spettatore divertito e commosso al tempo stesso; catapultarlo in un vortice incredibile di colori e suoni che arrivano fino all'anima. E non si bada a dati anagrafici. Perché Up, come del resto tutti i film nati in casa Pixar, è un film pensato apposta sia per il bambino che per il papà, quello che magari credeva di andare solamente ad accompagnare il figlio al cinema a vedere "un cartone".
Con UP (che rappresenta il primo 3D per la Pixar), Pete Docter (Monsters & Co.), inaugura il Festival di Cannes 2009 e lo fa esibendo il capolavoro n°10 sfornato dalla Pixar (Disney). Era dai tempi del classico La Bella e la Bestia che un cartone non riceveva una nomination come miglior film. E alla fine saranno ben due statuette a conferire a questa malinconica e divertente avventura il merito per il Miglior film d'animazione (Pete Doctor) e per la Migliore colonna sonora a Michael Giacchino ( Ratatouille e Gli Incredibili).
Ma al di la dei riconoscimenti, come accadde anche in Wall-E, precedente a Up e diretto da Andrew Stanton, basterebbe guardare i primi 10' del film per capire che presto avremmo assistito a un altro capolavoro. I dialoghi sono azzerati, a parlare sono i suoni e i colori, è la forza dell'immagine la protagonista assoluta. Ripercorrendo in un brevissimo arco spazio-temporale la vita di Carl ed Ellie lo spettatore rivive le emozioni del signor Fredicksen, il tipico "vecchietto" dall'aspetto scontroso e brontolone, vissute accanto all'amore della sua vita, compagna di sogni, gli stessi che avrebbero portato entrambi ad esplorare il mondo.
Arriva però anche in Up il culmine della drammaticità, quella che a stento fa trattenere la "lacrima". Il film ad un certo punto prende le sembianze di una malinconica vita fatta di rimpianti, alimentata dal ricordo onnipresente della moglie ormai scomparsa. Ma c'è ancora una possibilità per Carl, quella di vivere la più grande avventura della sua vita...
Servendosi delle qualità acquisite grazie al lavoro di tutta una vita, Carl, che è infatti "l'uomo dei palloncini", inizierà una inaspettata avventura in stile "Indiana Jones", lanciata nel cielo e appesa a un nuvolone immenso di palloncini colorati. Un uomo che arrivato sulla soglia dei 70, decide di lasciare la terra per un viaggio a mezz'aria, portando con sé tutto ciò che gli rimane, una casa. A dare al film una sempre gradita sfumatura comica e divertente, un grazioso novello Boy-Scout, grassottello e fin troppo caparbio, un cagnolone parlante e uno "struzzo in Technicolor" da salvare dalle grinfie del "cattivo" Muntz.
Ripensando con immenso piacere al cinema del Maestro dell'animazione Miyazaki, si guarda Up e si apprezza sempre di più la vincente impresa della Pixar: la ricerca di un equilibrio che si muove a metà, tra la perfezione puramente grafica e spettacolare e una carrellata di emozioni e rimandi a quei film che hanno fatto la storia del cinema.
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