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Urlodi Rob Epstein e Jeffrey Friedman USA 2010
In principio furono Hemingway e Fitzgerald.
Poi arrivò la seconda guerra mondiale, così terribile, sconvolgente da non crederci. Anche per un americano fiducioso nel proprio paese e nel futuro: la seconda guerra mondiale segnò tutti indelebilmente.
Dalle ceneri nacque una nuova razza di scrittori. Si fece largo in maniera pacifica, ma non modesta. Sorridente, ma non compiacente. Aggraziata, ma per nulla timida. Erano i pazzi fiori del jazz.
Io li ho scoperti a 16 anni, negli anni novanta, e per tutta l'adolescenza mi hanno accompagnato; li ho studiati a fondo come studia soltanto chi ha realmente sete di libri, senza tralasciare nessuna sfumatura, neanche un rigo a piè di pagina, sottolineando, ricopiando, dedicando estratti, ripetendoli mentalmente, in loop. Nel mio zaino, nel ripiano basso dei miei banchi, c’era sempre un Kerouac tascabile. Lo leggevo durante le interrogazioni di chimica, o tra una lezione e l'altra, per poi riprenderlo in mano a casa, con disapprovazione da parte dei miei genitori: da mamma perchè avrei dovuto concentrarmi meglio sui libri di scuola (ma avevo buoni voti quindi erano proteste passeggere, lievi) e da parte di Flappy perchè, mi ripeteva sempre, "vivi di più e leggi di meno!" (ma lui alla mia età era uguale, e poi chi è che mi aveva fatto conoscere On the road?).
Per molto tempo non mi sono più occupata dei beatnik. Ma ultimamente sento ancora la stessa urgenza, lo stesso spirito ribelle, che si era solamente assopito; prerogativa principe per poterli apprezzare. Sarà la maturità, che sta arrivando sotto mentite spoglie e mi sussurra: sei fatta così, non cambierai mai nemmeno ora che usi la crema antirughe.
Tra l'altro, consiglio a tutti quelli che usano il termine hipsters impropriamente, e non se ne può più, di documentarsi bene prima di autodefinirsi così.
Questo film si concentra sul componimento URLO di Allen Ginsberg, letto per la prima volta in pubblico nel 1955.
La pellicola scorre su quattro differenti registri di narrazione, che si intersecano puntualmente, in maniera un po’ troppo statica e monotona, a mio parere (ma è una visione interessantissima e la consiglio a tutti, indistintamente):
a) Un Allen Ginsberg trentenne, interpretato dal bravissimo e trasformista James Franco, parla del proprio metodo di scrittura, di come avviene in lui il processo creativo e di cosa si propone di fare attraverso la sua arte. Narra di fatti privati che hanno ispirato il poema e di come sia riuscito a metterli su carta. Di cosa è per lui fare letteratura, insomma. L’intervista si svolge nel suo appartamento, è girata a colori.
b) Animazioni non particolarmente belle, un po’ naif (senza la forza potente che potevano avere quelle di The Wall, per intenderci), davvero troppo didascaliche, illustrano i vari passaggi di Urlo, recitati da James Franco. Una graphic novel che per molti risulterà un interessante esperimento: per me se ne poteva fare a meno. Mi pare che sporchi, appesantisca tutto.
c) Ginsberg, durante un reading, legge appassionato ad una folla rapita di amici, scrittori dell’epoca e ammiratori. La scena è girata in bianco e nero, in un fuomoso piccolo localino newyorchese.
d) Spezzoni del processo: in aula si succedono i testimoni, l’accusa, la difesa. Ascoltiamo le motivazioni di diverse rilevanti personalità dell’epoca. La scena è girata in tonalità molto calde, ambrate. Il processo si concluderà con l’assoluzione dell’editore Lawrence Ferlinghetti, della City Lights, un mito per molti di noi.
L'aspetto più affascinante di questa pellicola a mio parere è proprio la testimonianza di Ginsberg, il racconto di quanto si sia sentito sbagliato e solo durante la sua giovinezza, a causa di alcune tragedie familiari e anche, soprattutto forse, a causa della propria omosessualità; lo sappiamo, essere gay in America causa qualche problemuccio ancora oggi, negli anni cinquanta quanto doveva essere arduo affrontare a testa alta "quelli che benpensano"?Lo scrittore trova se stesso, e con se stesso trova salvezza, solo attraverso la propria scrittura. Scrittura che dev'essere onesta intellettualmente e non deve tentare di scimmiottare altri venuti prima; scrittura come trasposizione della propria anima, parola molto importante nel film, nello stile nervoso e jazz adeguato alla vita di chi scrive, e non a quella dei censori. Scrittura che sia di esempio agli altri giovani perduti nelle strade d'America e del mondo intero: una nuovo via da percorrere, la testimonianza che un nuovo radicale modo di vivere e di scrivere è possibile, e auspicabile.
Sono con te a Rockland dove sei piu' pazzo di me Sono con te a Rockland dove dovrai sentirti ben strano Sono con te a Rockland dove imiti l'ombra di mia madre Sono con te a Rockland dove hai assassinato le tue dodici segretarie Sono con te a Rockland dove ridi per questo umorismo invisibile Sono con te a Rockland dove siamo grandi scrittori sulla stessa orribile macchina da scrivere Sono con te a Rockland dove la tua condizione e' diventata seria e lo riporta la radio Sono con te a Rockland dove le facolta' del cranio non tollerano piu' i vermi dei sensi Sono con te a Rockland dove bevi il te' dal seno delle zitelle di Utica Sono con te a Rockland dove fai battute sul fisico delle tue infermiere le arpie del Bronx Sono con te a Rockland dove gridi in camicia di forza che stai perdendo la partita dell'autentico pingpong degli abissi Sono con te a Rockland dove pesti sul pianoforte catatonico l'anima e' innocente e immortale non dovrebbe morire mai empiamente in un manicomio armato Sono con te a Rockland dove cinquanta altri shock non restituiranno mai piu' la tua anima al corpo dal suo pellegrinaggio verso una croce nel nulla Sono con te a Rockland dove accusi i dottori di demenza e trami la rivoluzione ebrea socialista contro il Golgota nazionale fascista Sono con te a Rockland dove separerai i cieli di Long Island e farai risorgere il tuo vivente Gesu' umano dalla tomba sovrumana Sono con te a Rockland dove ci sono venticinquemila compagni rabbiosi che cantano tutti assieme le strofe finali dell'Internazionale Sono con te a Rockland dove abbracciamo e baciamo gli Stati Uniti sotto le lenzuola gli Stati Uniti che tossisce tutta la notte e non ci lascia dormire Sono con te a Rockland dove ci svegliamo elettrificati dal coma per gli aeroplani delle nostre anime che rombano sul tetto sono venuti a sganciare bombe angeliche l'ospedale si illumina mura immaginarie franano O smunte legioni correte fuori O scossa di grazia a stelle e strisce la guerra eterna e' giunta O vittoria lascia perdere le mutande siamo liberi Sono con te a Rockland nei miei sogni cammini gocciolando da un viaggio di mare sull'autostrada attraverso l'America in lacrime verso la porta della mia villetta nella notte dell'Occidente
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